E oggi chi sono?

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Condannata dal vizio della lettura veloce a divorare libri su libri mi sono resa conto che mi piace non solo sfogliarli, annusarli, toccarli, prenderli e darli in prestito, rubarli, nasconderli, regalarli... ma persino parlarne fino all'esaustione.

venerdì 30 dicembre 2016

Il Castello di Otranto - Horace Walpole (1764)

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Da un certo punto di vista, la lettura di questo libro è un'operazione archeologica; il motivo è che questo libro è riconosciuto come il nonno di tutti i libri horror e il capostipite del genere gotico che avrà un successo durato secoli.

Presentato come una traduzione di un manoscritto italiano del '500 (stratagemma per salvaguardare la seriosa reputazione di quarto conte di Oxford che pensava di legare la sua fama ad un lungo catalogo di biografie di autori inglesi), ci racconta una vicenda ambientata al tempo delle crociate. 

Con questa storia viene inaugurata quella visione del Medioevo oscuro, pieno di misteri e fantasmi, in cui le dame sono terrorizzate da apparizioni e mostri e solo un cavaliere senza macchia e senza paura, di illustri natali ma povero di sostanze, può salvare la situazione e vincere l'amore della fanciulla.

Tentare un riassunto della vicenda è un po' complicato perché gli eventi precipitano quasi senza filo logico. Per dare un'idea molto generale diciamo che l'ambiente è quello di un castello italiano durante le Crociate in cui cominciano tutta una serie di apparizioni spaventevoli iniziate con un enorme elmo che spiaccica l'erede al castello il giorno del suo matrimonio. Da qui si srotolano tutta una serie di rivoli di trama che passano attraverso una giovinotta che deve fuggire dalle brame erotico matrimoniali del signore del castello; di un giovane contadino che si svela essere (sorpresa delle sorprese) il figlio perduto di un nobile che si è fatto monaco per sfuggire al dolore della presunta perdita della famiglia; l'arrivo di un cavaliere muto con un'enorme spada che si rivela il padre della giovinetta insidiata. Non dimentichiamoci di spettri che escono dai quadri, di pezzi di gigante che appaiono in diversi luoghi del castello, di rumori e canti e urla di cui non si scopre l'origine e di tutto quell'armamentario che fa del gotico il precursore del genere horror-thriller che piace così tanto.
Insomma la sensazione fortissima di già visto e già sentito ci accompagna per tutta la lettura. Però... però c'è un'obiezione grande come una casa di cui tener conto: l'anno di pubblicazione! 

1764.

Il monaco è del 1796

Frankenstein è del 1818

Dracula è del 1897

Qui, in realtà, tutto quello che noi leggiamo nel Castello di Otranto è pura invenzione di Walpole che ci regala non solo un nuovo genere letterario che avrà la sua bella casellina riempita di tutta una serie di libri e romanzi che si pubblicano, leggono, citano, copiano anche adesso (Stephen King e Anne Rice hanno fatto del gotico uno dei loro filoni meglio riusciti), ma anche una visione tutta nuova del Medioevo. Non solo l'epoca ignorante come la vedevano i rinascimentali, ma cupa, oscura, malvagia, misteriosa. 

Riletta a distanza di due secoli la storia ci appare a tratti senza senso e carente, in alcuni punti, di nessi logici (perché l'elmo è uguale uguale a quello di marmo della statua di San Nicola ma è di metallo e, se non è quello di San Nicola, perché quello della statua scompare? Di chi è questo cavolo di Castello?). Resta comunque fascinosa per il ritmo incalzante con cui si fa trangugiare. Un colpo di scena dopo l'altro, con personaggi che appaiono e scompaiono e tornano trasformati in nobili o cavalieri mascherati. Tutto condito da quest'atmosfera di incombente orrore... chissà perché ma mi sono immaginata un cielo perennemente sull'orlo della tempesta, con venti e fulmini a punteggiare il giorno e la notte. 

Quindi, in fin dei conti, è un libro da leggere. Anche solo per poter dire, come amante del genere horror, ho letto praticamente tutto.

Consiglio di lettura: per gli appassionati e i curiosi. E' una lettura che non occupa più di un pomeriggio anche perché non c'è un punto pensato per fare una pausa.

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domenica 6 novembre 2016

Cari mostri - Stefano Benni (2015)

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Questo libro si è dimostrato più sorprendente di quanto mi aspettassi. Conosco e apprezzo i libri di Stefano Benni da più di un quarto di secolo... ancor prima di capire fino in fondo il suo messaggio, per così dire, politico e quindi pensavo che non sarebbe riuscito a prendermi di sorpresa; tutta colpa di quella sicumera che viene ai lettori affezionati che ritengono di avere un dialogo speciale e intimo con gli autori e i loro libri. Capita a tutti di pensare Ah, che bello un nuovo libro di X! Mi sentirò subito a casa in pantofole...

Ecco, la grandezza di un Autore sta proprio in quel sottile confine tra domesticità e sorpresa. Farti sentire come se avessi le risposte in tasca e poi strapparti un bel po' di certezze per farsi rincorrere giù per la china delle invenzioni e dei pensieri. 

Questo mi ha fatto venire in mente quanto, nei beati tempi della gioventù universitaria, seguivo il corso di storia della musica; la nostra insegnante, per spiegarci la struttura complessa ma riconoscibile delle Fughe di Bach ci invitava a riconoscere e seguire i temi, non più di quattro, che venivano proposti e variati e mutati nel corso dell'opera. Ecco, è questo l'effetto che un bravo autore mi fa: riconosco i temi portanti ma mi faccio sorprendere dalle variazioni e dai registri sorprendenti in cui vengono sviluppati.

Nella serie di racconti di cui si compone Cari mostri si riconoscono motivi tipici della scrittura di Benni: la critica alla società, il comico e il grottesco al servizio della riflessione, gli esseri umani incapaci di vedere al di là del profitto come ciechi robot. Tutti temi ricondotti al racconto di genere, quello horror e thriller. 

Insomma, questo è un libro che diverte, spaventa, inquieta, fa incazzare come è necessario che sia un bel libro.

I racconti sarebbero tutti da segnalare, ma non mi piace anticipare niente, quindi voglio solo ricordare L?ispettore Mitch per chi è amante dei gatti e del genere poliziesco;  La storia della strega Charlotte  per chi ama l'uso fantasioso del linguaggio da parte di Benni; San Firmino per chi, come me, guarda le bambole e gli oggetti antropomorfi e meccanici con molto sospetto; Verso casa perché è un pezzo gotico classico; Il miracolo perché una madonnina che ride mi mette addosso un sacco di allegria.
Ovviamente non sono tutti... scoprite voi gli altri.

Buona lettura


Consiglio di lettura: per chi, per un motivo o per l'altro, ha poco tempo da dedicare alla lettura. Questi sono racconti brevi che regalano immagini folgoranti e momenti di puro relax concentrati. 

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mercoledì 31 agosto 2016

Ragazzi che amano ragazzi - Piergiorgio Paterlini (1991 - 2011)

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Ragazzi che amano ragazzi è libro che racconta storie di giovani uomini che hanno deciso di raccontare le loro esperienze e la scoperta di amare e desiderare qualcuno del loro stesso sesso.
Le storie sono state raccolte dal giornalista in giro per l'Italia nel 1990 ma sembrano raccontate ieri.
E' probabilmente questo che mi ha colpito di più, il fatto che dopo vent'anni queste storie siano così attuali. 

Storie di bullismo quando ancora non era di "moda" in cui un comportamento fuori dalla norma ti bolla per sempre quando sei semplicemente alla ricerca della tua identità. 
Storie di rifiuto in famiglia oppure di profonda vergogna, di sentirsi "malato".
Ci sono anche tante storie normali, di ragazzi che si innamorano, che si sentono attratti, che vanno a ballare o che giocano a calcio e vanno a scuola più o meno bene.

La vera forza di questo libretto sta proprio nelle storie quotidiane che racconta, perché mostra che si può essere adolescenti gay ed non essere alieni. Sapere di non essere soli a combattere gli stessi mostri fa sentire chiunque meno disperato.

Consiglio di lettura: lo consiglio a tutti, per togliersi di dosso l'idea che un figlio gay è una disgrazia e che capita solo agli altri e rendersi finalmente conto che l'orientamento sessuale è solo uno degli elementi che costruiscono la persona, e questo non la fa essere più o meno valida.

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mercoledì 24 agosto 2016

BOOK CHALLENGE La pioggia prima che cada - Jonathan Coe (2007)

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BOOK CHALLENGE: Un libro con una bambina sulla copertina.


Prima che la pioggia cada è un libro sui rimpianti, su quel che poteva essere e non è stato. Più precisamente è un libro su qualcosa che noi credevamo che fosse giusto avvenisse e non è successo.
So che è complicato, ma non lo vuole davvero essere.

Innanzitutto è un libro letto per caso; cercavo una lettura che mi distraesse un po' dopo aver letto tutto quello che Ellis Peters ha scritto su fratello Cadfael (qui quel che ne penso) e mi serviva un libro sorpresa, un libro cioè di cui non sapevo niente e per cui non avevo aspettative. Non sono capace di andare totalmente alla cieca, così mi sono affidata ad un autore di cui ho letto libri che mi sono piaciuti davvero tanto (ad esempio La casa del sonno) ma che era un bel po' che non leggevo.

La storia comincia con una morte e delle fotografie. Zia Rosamond è morta e Gill ha l'incarico di occuparsi delle sue ultime volontà. L'infruttuosa ricerca della beneficiaria porta Gill e le sue figlie ad ascoltare le cassette che la zia stava registrando prima di morire.
Quello che si dipana nell'ascolto è la storia della vita della zia raccontata attraverso la descrizione di fotografie a beneficio di Imogen, la nipote cieca della migliore amica della protagonista. 
Quella che ci viene raccontata è la storia di donne che hanno ricevuto troppo poco amore e che ne sanno dare a loro volta davvero poco e davvero male; donne che amano moltissimo ma non sanno qual è la realtà e quale sia il loro sogno d'amore e donne che vivono il loro amore in silenzio.

Questo libro, scritto da un uomo, in cui le protagoniste sono tutte donne e la presenza degli uomini è sporadica e quasi ininfluente nello svolgersi della trama mi ha molto colpito. Jonathan Coe ha un talento speciale per tratteggiare le figure femminili non stereotipate e in questo libro racconta con grazia e struggente tenerezza di donne che non ce l'hanno fatta. Racconta di madri che non sono in grado di amare e di donne che amano altre donne e che credono che, se fosse data loro la possibilità, sarebbero madri migliori.

Il titolo del libro è una battuta di un dialogo tra Rosamund, Thea e Rebecca, il più grande amore di Rosamund. Thea preferisce la pioggia prima che cada che rappresenta tutto quello che potrebbe essere e forse non sarà, tutto il ventaglio di possibilità che ci viene aperto davanti e che le scelte che facciamo via via riducono.

Quello di Rosamund è un malinconico ripensare al suo desiderio di famiglia, di maternità, di amore, strappato via dalle circostanze e dai casi della vita.

Consiglio di lettura: Coe ha un talento per raccontare i dolori privati, le sofferenze intime. Ha anche una sensibilità non comune per descrivere le donne e questo libro tutto al femminile dà un saggio molto intenso delle sue capacità. Lo consiglio a tutti perché non è comune entrare così profondamente nel cuore delle donne.

venerdì 22 luglio 2016

BOOK CHALLENGE Storia di un corpo - Daniel Pennac (2012)

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Con questo libro Pennac si è fatto perdonare un sacco di cose.

Prima fra tutte non aver scritto un romanzo che si possa definire tale da millemila anni. 
Devo dire che si è fatto perdonare eccome, con questo libro. L'ho appena concluso e sto scrivendo sull'onda di quella nostalgia divertita che mi prende alla fine di una lettura a me congeniale. 
E' stato uno di quei libri da cui mi aspettavo davvero poco (ah, essere traditi dagli amori giovanili brucia ancor di più) e invece mi ha dato tanto.
Un regalo inaspettato fa ancor più piacere. 

Non è un romanzo in senso stretto, è la storia, in forma di diario, di un corpo, letteralmente. Dai 12 agli 86 anni viene registrato ogni cambiamento della struttura fisica. Insiste in diverse occasioni nel dire che non è un diario intimo, nel senso dell'interiorità, ma è il diario di una presa di possesso del proprio corpo da parte di un bambino che è stato a lungo il fantasma del padre morto troppo presto. Eppure, via via che passano le pagine ci rendiamo conto che tutta questa fisicità - il dolore, le funzioni fisiologiche, la pura sensazione - sono il tramite, non il pretesto, per farci strada nell'intimo, nel "cuore" del protagonista. Dopotutto il lutto, l'amore, la paura, la gioia hanno un'espressione fisica potente che non lascia indifferenti.

Non ci lascia indifferenti neanche questo corpo, questo racconto sempre più struggente, sempre più puntuale e dolcissimo come sa essere la scrittura di un Pennac maturo che ci fa ridere ma ci fa anche piangere, che descrive la vita di un uomo dall'ultima infanzia all'agonia ed è credibile in ogni singola pagina. 


Ho sottolineato parti di questo libro come non mi capitava da tempo; non sono solita pasticciare i libri, ma questo meritava davvero che segnassi le parti che mi hanno colpito.
Tra tutto quello che ho sottolineato - tra cui una credibilissima descrizione dell'ansia, Daniel sei uno di noi - vorrei trascrivere qui un minuscolo frammento che racchiude perfettamente il tono tra poetico e triviale che accompagna tutto il libro:

13 anni, 1 mese, 14 giorni                                                                   Martedì 24 novembre 1936
La nostra voce è la musica che fa il vento quando ci attraversa il corpo. (Be'. quando non esce da sotto).

GRAZIE, DANIEL!

consiglio di lettura: a tutti! Abbiamo tutti un corpo, abbiamo tutti paura e abbiamo tutti una passione, un amore. Lo consiglio anche solo per leggere dello sguardo incantato e meravigliato con cui guarda sempre sua moglie. 


Davvero poco importante, ma segno un punticino sulla mia personale lista di lettura:
BOOK CHALLENGE: un libro scritto in forma di diario.

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lunedì 18 luglio 2016

BOOK CHALLENGE La soluzione sette per cento - Nicholas Meyer (1974)


Più riguardo a La soluzione sette per centoBOOK CHALLENGE: 

Un libro con la copertina verde o con qualcosa di verde


Povero questo libro, meritava un'etichetta un po' più dignitosa di "un libro verde"... ma ogni tanto devo barare e infilare a forza dei libri in questa personalissima sfida. 
L'anno prossimo mi organizzo meglio, ho già qualche idea per le prossime etichette libresche...

Questo libro è uno dei grandi classici degli apocrifi sherlockiani, assieme a Il mandala di Sherlock Holmes. Per quel paio di curiosi che passano di qui per caso e non conoscono il magico mondo degli apocrifi, dicesi apocrifo sherlockiano l'invenzione, da parte di un autore moderno, di un'avventura del consulente investigativo più famoso al mondo. L'idea è quella del tributo al genio e all'invenzione  di Conan Doyle cercando di ricostruire le atmosfere della Londra di fine '800 e di mantenersi più aderenti possibile all'originale.
Come dicevo prima questo è uno dei grandi classici del genere, è stato scritto quando ancora non era di moda e quindi aveva ben pochi paragoni a cui ispirarsi o legarsi se non i libri di Doyle.

Propone un punto di vista davvero interessante, un'idea molto ben congegnata e strutturata: Sherlock Holmes ha un gravissimo problema con la cocaina (soluzione sette per cento è la soluzione che si inietta Sherlock... particolare che il medico Doyle si premura di farci sapere) che lo porta ad essere paranoico nei confronti del proffessor Moriarty, colpevole solo di essere stato il suo insegnante di matematica quando l'investigatore era un giovinetto.
Un bel colpo per gli appassionati dell'investigatore che si vedono il loro personaggio preferito smontato di tutto il suo acume e acutezza di visione per essere trasformato in un tossicodipendente talmente disperato da essersi trasformato in un pazzo paranoide.

E da questa palude in cui l'autore fa sprofondare Sherlock come ne usciamo?

Con un altro colpo di genio, l'incontro con il massimo esperto di meccanismi mentali e tossicodipendenze del momento storico: Sigmund Freud.
L'incontro avviene dopo un lungo inseguimento messo in piedi da Watson e Mycroft, il fratello di Sherlock, a cui Holmes abbocca solo perché, secondo me, è totalmente preso dalla cocaina e la sua proverbiale intelligenza è ottenebrata dal vizio,
L'autore ci regala un'immagine di Vienna del tempo molto vivida e affascinante che non ci fa rimpiangere la Londra vittoriana, ma, soprattutto, tratteggia un ritratto di Freud estremamente credibile, quello di un uomo non vinto, nonostante le crescenti difficoltà ad operare per le sue idee rivoluzionarie e per la sua origine ebraica, e una mente acuta e penetrante dell'animo umano.
Ma questa non è una storia di uscita dalla droga, non solo. Perché il paziente non è uno qualunque, ma è Sherlock Holmes e quindi non può mancare un mistero molto ben incastrato con la vicenda personale dell'investigatore.

Da segnalare lo scontro tra menti acutissime con un bel pizzico di sicurezza di sé e dei propri mezzi che porta Freud e Holmes quasi a gareggiare per risolvere l'enigma della misteriosa ragazza, il cui ritrovamento farà muovere intrighi internazionali.
Un libro davvero molto divertente con una trama ben costruita.

Consiglio di lettura: consigliato ovviamente agli appassionati di Sherlock Holmes, non solo perché è un grande classico, ma anche perché mostra un lato molto umano dell'investigatore che spesso tendiamo a sorvolare.

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giovedì 14 luglio 2016

L'incubo di Hill House, Shirley Jackson (1959)


Di nuovo il gruppo di lettura ha sorteggiato un libro davvero godibile.

Più riguardo a L'incubo di Hill HouseE'un libro costruito per essere inquietante e devo dire che a tratti c'è pure riuscito. La mia lettura è stata incalzante non solo per il ritmo del racconto ma anche perché mi sono trovata a condividere il libro con Manuela che ha l'abitudine di commentare a margine gli episodi che più la infervorano. Io stimo profondamente ogni sua opinione, ma volevo evitare di farmi influenzare nell'interpretazione di un libro che lascia molto di non detto e non chiarito. Quindi mi sono trovata a leggere in fretta per starle davanti nella lettura e, soprattutto, mi sono trovata nella situazione in cui lasciavo il libro la sera, certa di averla superata di un bel po', e poi ritrovavo la mattina il libro commentato ben oltre il mio segno.
Devo dire che è stata un'esperienza peculiare da fare proprio con questo libro.

Al di là delle  mie vicissitudini di lettura il libro mi è proprio piaciuto. Non è un capolavoro inarrivabile del terrore ma, secondo me, ha segnato la produzione di questo tipo di racconti. E' una specie di cippo di passaggio nelle produzioni di genere e da una parte riceve l'eredità di Lovecraft, in particolare nella costruzione della casa dalle geometrie impossibili, e dall'altra Stephen King ne fa un punto fermo nella sua immaginazione terrifica; la pioggia di sassi su Carrie è un tributo esplicito a questo libro.

Prima degli esseri umani, vera protagonista di questa storia è Hill House con le sue porte che si chiudono da sole, con le sue pareti non perfettamente dritte, con il suo labirintico susseguirsi di stanze che si mescolano e fanno perdere l'orientamento. Hill House incombe sulla vita e sulla psiche dei suoi abitanti e, per qualcuno, è talmente ingombrante da essere totalizzante. Il ritratto che l'autrice fa di questa casa è raggelante nella sua fredda poesia:

Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa attorno al buio; si ergeva così da ottant'anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola.

Peccato che questa premessa non mantenga la tensione alta per tutto il libro, anzi ogni tanto perdiamo pezzi, ci sono buchi di trama, non si capisce chi sta parlando e cosa sta succedendo. Vero è che siamo nelle mani, anzi nella testa, di Eleanor che si presenta immediatamente come una sprovveduta che non ha la più pallida idea di quello che capita nel mondo. Via via diventa sempre meno credibile perché è chiaro che sta perdendo lucidità e il suo narcisismo immaturo si sta via via trasformando in instabilità mentale. Quindi come facciamo a sapere se quello che lei vede e interpreta è la realtà o sono soltanto allucinazioni dettate dalla sua mente ipereccitata?
Resta il dubbio fino in fondo se ci siano davvero i fantasmi o che sia la sua pazzia latente che esplode fino al finale tragico.

INIZIO SPOILER

A proposito del finale, lo trovo davvero ben scritto; forse l'autrice aveva avuto quelle classiche illuminazioni che ti dettano parola per parola l'inizio e la fine di un bel racconto e poi ti lasciano a barcamenarti da sola per riempire gli spazi in mezzo.
Anche il finale lascia aperte molte domande, ma il l'ho trovato un modo per recuperare Eleanor perché alla fine, proprio proprio alla fine, sembra risvegliarsi dal suo sogno psicotico... almeno sembra prendere consapevolezza di essere stata addormentata fino a quel momento.

Nel glorioso, eterno secondo prima che la macchina piombasse contro l'albero pensò chiaramente: Perché lo sto facendo? Perché lo sto facendo? Perché non mi fermano?

Scena davvero disturbante.

FINE SPOILER

consiglio di lettura: ovviamente a chi piace il genere, ci sono molte scene spaventose - come l'inseguimento di Eleanor da parte di una presenza invisibile o la fuga di Eleanor e Theo da qualcosa che non viene mai nominato -. Lo consiglio anche a chi vuole provare ad immergersi una una mente disturbata per capire quanto sia dentro Eleanor e quanto sia, invece, la casa che parla nella mente della giovane.

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sabato 2 luglio 2016

La ragazza del treno - Paula Hawkins (2015)

Mi sono trovata a leggere questo libro per puro caso... si trovava in cima alla mia pila di libri sul comodino e dovevo  occupare qualche ora insonne durante la notte appena passata. Devo ammettere che era finito sulla pila del libri papabili praticamente per sbaglio perché ne avevo sentito opinioni contrastanti che mi facevano tentennare; ne avevo sentito parlare benissimo e poi malissimo e questo non aiuta l'entusiasmo.

Dopo tutte le opinioni contrastanti io devo dire che mi è piaciuto. Lo tengo sicuramente sulla torre (metro di giudizio ormai paradigmatico nel nostro gruppo di lettura). 
Se dovessi metterlo su uno scaffale in una libreria finirebbe dritto dritto nei gialli contemporanei eppure non ha la classica struttura del giallo omicidio-indagine-scoperta dell'assassino. Sì, ad un certo punto c'è una donna scomparsa e c'è un'indagine e ci sono poliziotti buoni e cattivi e accusati e innocenti... eppure non è solo questo.
Innanzitutto non comincia come un giallo, comincia più come un libro sul fallimento, perché ci sono cose più tristi di una donna sola che guarda dal finestrino di un treno e invidia la vita perfetta che crede di vedere nelle case degli altri, ma sicuramente questo sta nella top 10 delle immagini più deprimenti che vi possono venire in mente per rappresentare una vita fallimentare.
Ecco, il libro si apre con il punto di vista di Rachel, una delle tre donne su cui ruota tutta la storia, e scopriamo pian piano che è una donna che ha perso tutto perché è una alcolizzata. Ha perso il lavoro, il marito e la casa in cui viveva; casa che vede dal treno che continua a prendere per fingere con la conoscente che la ospita a casa di avere ancora un lavoro. 
Fa un po' pena, eh? E anche un po' incazzare, lo so.
Tenetevi stretta questa sensazione perché via via che le pagine passano e i punti di vista cambiano, vi troverete a non sapere più cosa pensare di lei e di tutti i personaggi che entrano in scena.
Secondo me è una trovata geniale questo inizio così strano eppure così comune (chi non ha mai inventato storie guardando fuori dal finestrino del treno?) e scegliere di non seguire un unico punto di vista ma alternare la descrizione attraverso gli occhi di Rachel, che racconta il suo pezzetto di storia, e poi dal punto di vista di Megan, che è una dei tre personaggi che Rachel vede dal finestrino, e poi da quello di Anna, l'attuale moglie dell'ex marito di Rachel. Sembra molto più complicato di quanto sia davvero; ogni capitolo porta il nome della persona di cui si raccontano i pensieri e le azioni e sono trascritte anche le date degli eventi, quindi è impossibile perdersi, anzi il ritmo è ben congegnato e incalzante.

Ho trovato davvero interessante questo seguire passo passo i pensieri di un personaggio alla volta perché induce a costruirsi nella testa un'idea di quel personaggio in qualche modo guidata dalla percezione che ha di se stesso e di quello che le succede attorno... e questa idea soggettiva potrebbe non essere così veritiera come crediamo.
Non voglio svelare altro perché questo è un mistero non solo nella scomparsa di uno dei personaggi ma, soprattutto, è un mistero della psiche e dei ricordi.

consiglio di lettura: non sono agli appassionati di gialli, perché non è solo questo; è soprattutto n viaggio nei ricordi svaniti e nella ricostruzione che facciamo di noi stessi attraverso le parole degli altri.

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domenica 26 giugno 2016

BOOK CHALLENGE - I tre giorni di Pompei, Alberto Angela (2014)

Più riguardo a I tre giorni di Pompei
BOOK CHALLENGE: un libro con il nome di un posto nel titolo.

Diciamocelo, questa volta mi è piaciuto vincere facile! 
Certo non sono andata a cercare chissà che titolo astruso con un posto assolutamente sconosciuto...
poche città al mondo possono vantare una tale immediata riconoscibilità e collocazione storica quanto Pompei, congelata in quel 79 d.C.

Una volta o l'altra doveva pur capitare uno sbrodolamento per Alberto Angela, assurto ormai a sex symbol per quelle malate di sapiosexuality al cui club mi aggiungo con molto orgoglio.
Figlio d'arte (anche se siete degli asceti chiusi nella vostra caverna gelida non potete non conoscere Piero Angela, IL divulgatore scientifico in Italia), paleontologo, ha iniziato la carriera televisiva quasi per caso... certo, lui faceva scavi con Donald Johanson (lo scopritore di Lucy ) ma poi c'era bisogno di un presentatore credibile per un nuovo programma di divulgazione culturale e così è iniziata l'avventura di Ulisse.

Personalmente trovo che le trasmissioni a cui lui presta il volto (Ulisse, Passaggio a Nord Ovest, Una notte a...) siano il meglio che si possa trovare per quanto riguarda la divulgazione culturale e artistica nella televisione italiana. L'impostazione è rigorosamente scientifica ma la cura dei testi che accompagnano e commentano le bellissime immagini sanno essere piacevoli e divertenti con un tocco di garbo non così comune.
(Ho però paura che, con uno sguardo dei suoi e un paio dei suoi eccetera buttati lì nel punto giusto, potrebbe convincermi pure a guardare un torneo di golf... ma questa è un'altra storia).

-@-

A parte lo sbrodolamento d'amore per l'autore, il libro mi è piaciuto. Di Angela - del suo staff d'autori... diamo a Cesare quel che è di Cesare - avevo letto anche Amore e sesso nell'Antica Roma  e devo dire che non mi era granché piaciuto. Un po' troppo smorfioso per i miei gusti... capisco che il tema chiamasse un tono un po' frivolo, ma, secondo me, si è esagerato un po' con il tono malizioso da libretto rosa.

Per questo libro, invece, la scrittura è molto più posata e piacevole... per quanto racconti la più grande tragedia dell'era antica.
La scelta è quella di raccontare gli ultimi tre giorni di Pompei ed Ercolano attraverso le storie di personaggi storici oppure di persone di cui si può ipotizzare l'esistenza. In questo modo il lettore è catapultato nella vita quotidiana di 2000 anni fa e si riesce così a cogliere la portata di questo evento.
Raccontare le ultime ore di vita, i desideri, le speranze, i gesti quotidiani, restituisce a quelli che i turisti superficiali additano nelle teche dignità di essere umani colti negli ultimi istanti.

Oltre al tributo rispettoso ai defunti questo libro è ben congegnato per accompagnarci in giro per la città seguendo questo o quel personaggio. Grazie a questo meccanismo noi siamo curiosi di sapere cosa fanno i nostri personaggi e nel frattempo ci viene descritta con dovizia di particolari la vita quotidiana in una delle città più ricche e vitali dell'impero romano.
Nonostante sia un argomento di cui mi sono spesso interessata devo dire che questo libro mi ha regalato curiosità e informazioni in più e questo non può essere che un valore aggiunto.

Se nella prima metà del libro seguiamo un racconto corale di vita quotidiana, nella seconda parte ci viene raccontata l'eruzione con una scansione temporale ben definita e raccontando con cura tutto quello che succede e dove succede, perché non è solo Pompei a essere colpita, ma anche Ercolano, Stabia, Nola e le campagne circostanti a queste città. Vengono tratteggiate le diverse fasi dell'eruzione che danno una risposta alla diversa conservazione dei vari siti (Pompei è seppellita sotto i lapilli, Ercolano da colate di fango che conservano in modo diverso arredi, case e persone).

Viene infine raccontato cosa succede dopo, qual è il destino di queste città e dei sopravvissuti.

Ho trovato questo libro ben scritto, con un ritmo narrativo sempre più incalzante con l'approssimarsi dell'eruzione e, soprattutto, ricco di dettagli e informazioni storicamente attendibili. E' un quadro della vita quotidiana dell'impero romano del primo secolo dopo Cristo che potrebbe essere tranquillamente presentato a scuola.

E' stato davvero un piacere arricchente leggerlo.

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martedì 29 marzo 2016

BOOK CHALLENGE 2016 Il walzer lento delle tartarughe - Katherine Pancol (2011)

Più riguardo a Il valzer lento delle tartarughe
L'unico motivo per cui lo bloggo è per guadagnare un altro punticino nella mia personalissima raccolta di libri, altrimenti avrei cercato di dimenticarlo il prima possibile.


BOOK CHALLENGE 2016:
Un libro con un paesaggio urbano sulla copertina.

La copertina è molto bella, ma non c'è altro di apprezzabile.

Questo libro è il secondo di una trilogia. Il primo non mi era dispiaciuto ed ero curiosa di vedere come proseguiva la vicenda e che fine avrebbe fatto fare ai vari personaggi.

Mai scelta è stata più infelice.

La protagonista fa venire l'orticaria per quanto voglia sembrare sempre sfortunata, scialba e insicura e, intanto, è straricca, corteggiatissima da uno intellettuale come lei che poi si scopre essere un modello bipolare (con sceneggiate in cui lui finge di avere un gemello cattivo che fa il modello e che, ovviamente, finge di non conoscerla mentre sfila seminudo per un famosissimo stilista). Come se non bastasse ha una torbida storia d'amore con il marito della sorella che fino ad un momento prima era la più bella/ricca/vincente/inserita in società e che lui aveva scelto quando era un avvocato rampante e senza scrupoli. Quando però si rende conto che la sua vita è vuota e che i veri valori sono altri, molla la sorella figa per la sorella bruttina ma che diventa bellissima quasi senza volerlo.
Tutto questo in un bel giallo macabro con accoltellamenti rituali e cattivi che hanno avuto un'infanzia deprivata,  poverini loro.

SPOILER 
E' così intensa e piena di emozione che quando le ammazzano la sorella e lei non fa praticamente una piega.
FINE SPOILER

E i colpevoli si capiscono a pagina 50 di 450. Mannaggia a loro e a me che non ho smesso subito di leggere!

L'ho trovato piatto e con i personaggi trasformati in silhouette senza consistenza. Molto più veri e dettagliati i personaggi di contorno, con una loro storia e una crescita personale che manca totalmente ai personaggi principali che, dopotutto, attraversano numerose crisi e cambiamenti. Invece sembra che niente sembra toccarli davvero.
Leggerò il terzo solo per dovere di finire una serie iniziata ma lo sconsiglio vivamente. Se volete leggere quella roba lì Rosamunde Pilcher  scrive deliziosi romanzi rosa spegnicervello ma molto meglio strutturati.

Consiglio di lettura: assolutamente a nessuno, ho stima di voi!

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sabato 5 marzo 2016

BOOK CHALLENGE 2016 Norwegian Wood - Murakami Haruki (1987)

Visto che la categoria in cui ricade questo libro è un enorme spoiler, e io odio rovinare sorprese e letture, ho deciso di scriverla in fondo alla pagina, non in maiuscolo e ben segnalato... spero di aver fatto abbastanza per non farmi detestare. 



Neanche stavolta Murakami si fa mettere un'etichetta addosso.
Per tre quarti di questo libro la sensazione principale è  quella di un gelo paralizzante che si insinua lentamente ma inesorabilmente. Watasabe, il ragazzo alle soglie dell'età adulta protagonista del libro,  sembra indifferente a tutto e a tutti. Dalla scelta del corso di studi alle relazioni tutto gli è  indifferente,  niente sembra importargli. Verrebbe quasi voglia di prenderlo per le spalle e scuoterlo talmente forte da fargli perdere i sensi.
Tutto cambia quando incontra per caso Naoko, la fidanzata del suo migliore amico, morto suicida a diciassette anni. La morte di Kizuki sembra essere la causa dell'ottundimento di Toru e solo l'incontro con qualcuno con cui dividere questa tragedia sembra riportarlo lentamente in vita. 
Il percorso è molto lungo e la sensazione di immobilità e gelo permane a lungo.  Solo l'incontro con un'altra ragazza molto più attaccata alla vita,  meno trasparente, e un'altra tragedia faranno scoprire al protagonista il carico d'amore, compassione e pienezza che nascondeva dentro il cuore.

La cornice in cui è inserita la storia è quella di un Toru adulto che ripensa alla sua uscita dall'adolescenza in contemporanea al '68. Quindi è un ragazzo che ce la fa a sopravvivere e, forse, ad avere figli belli e forti con una donna sana e vivace, nonostante le sue malinconie.
Dimentichiamo però immediatamente l'uomo che racconta, infatti siamo catapultai nella testa del giovane uomo alle prese con l'università, le ragazze, il lavoro e, soprattutto, il senso da dare a tutto.
Murakami ci regala anche uno spaccato di '68 a Tokyo. La capitale giapponese non sembra però essere diversa da qualsiasi capitale europea nello stesso periodo. I giovani hanno voglia di ballare, fumare e fare l'amore e all'università ci sono i gruppi politicizzati che leggono Marx senza capirci niente... esattamente come a Parigi, Londra o Milano.
E' anche affascinante il continuo citare di opere occidentali, da Il giovane Holden, La Montagna incantata, Pasolini, fino alla musica di quegli anni. Dopotutto Murakami afferma di aver scritto questo libro tra la Grecia e l'Italia... chissà come gli orientali vedono l'Europa? Solo come un enorme museo a cielo aperto?

Se per tre quarti di libro la sensazione è quella di posare i piedi sul pavimento gelato alle tre di notte, l'ultimo quarto di libro si apre in una serenata alla vita. Proprio come se alla tre di notte, con i piedi sul pavimento freddo, un gattino caldo e assonnato venisse a fare le fusa vicino vicino.

Consiglio di lettura: per chi voglia cominciare a leggere Murakami suggerisco di cominciare da qui... io ho cominciato da La fine del mondo e il paese delle meraviglie che è, per dirla in maniera gentile, fottutamente strano! E' uno dei progetti più onirici che abbia potuto leggere senza essere fantasy o fantascienza. Bello, bellissimo... ma strano, stranissimo. Non so se lo consiglierei per avvicinarsi a Murakami. Mentre questo libro è perfetto. Non tradisce il suo stile, è molto intimistico e molto ben scritto.

e io cosa leggo adesso?


BOOK CHALLENGE 2016

attenzione allo SPOILER!!!

Un libro in cui uno dei protagonisti principali muore.

FINE SPOILER


lunedì 22 febbraio 2016

I promessi morsi - Anonimo lombardo (2011)

Più riguardo a I promessi morsi 
Ecco, che ci sono cascata un'altra volta. Non so cosa mi prende, quando vedo la versione alternativa di un classico, devo assolutamente leggerlo. Soprattutto se sembra che ci abbiano buttato dentro gotico a palate. 

Sarà una malattia?

Nonostante il fatto che il precedente tentativo mi avesse deluso come pochi libri al mondo, mi sono tuffata a pesce in questa versione alternativa del classico dei classici italiani.

Devo dire che stavolta mi è andata proprio bene, è stata una piacevole sorpresa. Il ritmo e la trama non differisce dall'originale; è stato però sfrondato di tutte quelle parti che potevano non essere così accattivanti per il lettore contemporaneo (ricordo con sofferenza tutto il capitolo delle grida. Ancora soffro al pensiero... e la mia era una scelta, non un obbligo, voglio ricordarlo); certo, il ritmo non è quello di un colpo di scena a pagina, ma si mantiene vivace e attraente al punto giusto. 

Aiuta davvero la lettura la scelta di inserire via via tutti gli elementi classici del gotico; non se ne fa mancare uno, così vediamo sfilare vampiri,  licantropi, zombie e, ovviamente, streghe. Tutto supportato da un lavoro certosino di ricostruzione della trama perché niente sembri fuori posto in questa sarabanda di mostri. Quindi la sventurata rispose alle pratiche stregonesche, l'innominato nelle notti di luna piena si trasforma in una belva, Don Rodrigo e tutti i nobili sono una lobby vampiresca e tutti i morti di peste risorgono come zombie golem perché un povero medico appassionato di occultismo ha perso moglie e figliolette. La riscrittura è fatta, dal mio punto di vista, con molto amore nel senso che ogni episodio è riconoscibile ma poi svolta in un elemento sovrannaturale con molta naturalezza. Ad esempio l'episodio della mamma che carica la figlia morta sul carro e poi dice ai monatti di ripassare alla sera per l'altra figlia e lei stessa e uno dei racconti più commoventi del Manzoni e qui diventa il pretesto per la sollevazione zombie... geniale. Anche l'Addio ai monti che la mia professoressa ha tentato inutilmente di farmi imparare a memoria sfuma senza scossoni in una visione di vampiri e morti viventi da film horror.

Il libro è scritto bene ed è già di per sé meritevole di una lettura, ma due elementi portano ancora stelline nel paniere di questo libro: il primo è che dona un po' di dignità e una spina dorsale a Lucia che, anche qui, non fa altro che piangere, ma poi ha un guizzo di orgoglio e di indipendenza che la riscatta. Il secondo è il finale che strappa ancora un sorriso e un applauso per la trovata che chiude il capitolo e la vicenda dei promessi sposi... e anche quella persona di Manzoni.

Consiglio di lettura: consigliato agli estimatori che potranno trovare un bel tributo alla genialità del Manzoni romanziere ma, soprattutto, consigliato a chi alle superiori avrebbe preferito spararsi in un ginocchio pur di non leggerlo oppure sognava una torbida storia di sesso estremo tra Lucia e Don Rodrigo con Renzo che ristabiliva l'onore con uno spargimento di sangue degno di un film di Tarantino.
Non posso promettere il sangue a secchi, ma posso sbilanciarmi su una trama ben costruita e degli inserimenti di carattere smaccatamente sovrannaturale che non sono per niente forzati. 
Un esperimento davvero ben riuscito.

E io cosa leggo adesso?

sabato 6 febbraio 2016

BOOK CHALLENGE 2016 Shada - Gareth Roberts (2012)

Più riguardo a Doctor Who - Shada
Quale libro scegliere per aprire questo benedetto giochino passatempo?

Con un libro che mette insieme più passioni diverse!

Così la prima scelta è caduta su UN LIBRO CON UN VIAGGIO NEL TEMPO.
E chi viaggia meglio se non l'autore della Guida Galattica per Autostoppisti e chi conosce meglio il tempo se non Doctor Who?

Quindi eccomi servito il primo libro per fissare il mio punticino (se date un'occhiata al post di presentazione potete vedere i miei progressi sull'immagine).

Per chi non lo conoscesse, Douglas Adams è stato soprattutto uno sceneggiatore di programmi radiofonici, anche la Guida nasce per la radio. Ha scritto anche altre puntate per Doctor Who andate in onda. Questo romanzo è tratto dalle sceneggiature, dagli appunti e dalle parti già girate di una puntata del Dottore che non  è mai stata finita.
Dire Dottore, per questo gallifreyano che corre di qua e di là con la sua cabina blu, è estremamente riduttivo. Quale Dottore, quindi? Il Quarto con la sua chilometrica e immancabile sciarpa. 
Un dottore di cui non so molto; per essere completamente onesti, io mi sono appassionata alla serie moderna, non a quella classica perché riprendere la fantascienza degli anni '60 e '70 mi richiederebbe uno sforzo immaginifico che non sono disposta a fare. La fantascienza è uno di quei generi che soffre molto il passare del tempo.

Con queste premesse devo dire che ho approcciato questo libro con aspettative molto alte, forse troppo. Mi aspettavo lo stile scorrevole e sorprendentemente nonsense di Douglas legato ai temi forti della serie come il senso di responsabilità delle proprie azioni, l'amore per i più deboli e per la giustizia tipici del Dottore, trattati con la tipica levità dolente che segna la serie e che è il marchio, secondo me, del suo successo attraverso i decenni. Ovviamente tutto tenuto assieme da un'avventura ai confini dello spazio e del tempo.
L'avevo detto che le aspettative erano molto alte!

Devo dire che il risultato non è stato all'altezza delle mie richieste. C'è da puntualizzare che mi sono fatta ingannare dalla copertina che recitava: "L'avventura perduta di Douglas Adams" e io, come una tipica allocca da pubblicità, ho dato per scontato che l'avesse scritta lui. Invece è suo il materiale raccolto da cui è stato tratto questo romanzo postumo.

La storia si fa voler bene: un super cattivo che vuole conquistare il mondo, un libro misterioso che contiene un enigma irrisolvibile, un professore di Cambridge che nasconde qualcosa sotto il tweed, una storia d'amore che non sembra decollare, inseguimenti nello spazio, e, a tenere tutto assieme, il Dottore e Romana, la sua compagna gallifreyana.
Il ritmo è quello tipico della televisione, con cambi di scena nei momenti più emozionanti così tipici da essere quasi paradigmatici; forse però questo schema così prevedibile  è figlio dello stile e dei tempi della televisione degli anni '70 per cui questa puntata era stata scritta in origine.
Quello che proprio manca è la verve e le trovate meravigliosamente nonsense di Douglas. Posso anche pensare che scrivesse per la televisione e quindi molto di quello che troviamo nella Guida era impossibile da riproporre e, soprattutto, Roberts non è Douglas e l'unica scena che introduce suona davvero forzata, solo per omaggiare la mente scoppiettante scomparsa troppo presto.

Consiglio di lettura: lettura imprescindibile per gli appassionati di Doctor Who perché non si può non averlo letto... ma bisogna essere proprio proprio motivati.

E io cosa leggo adesso?

lunedì 18 gennaio 2016

Book Challenge 2016




Benvenuto nuovo anno e benvenute nuove letture!


Sull'onda dell'entusiasmo per un nuovo inizio (sperando che quest'anno porti davvero qualche novità positiva) e copiando un po' l'idea che gira in rete, ho deciso di aderire a questo simpatico giochino per movimentare un po' le mie letture. 
Il meccanismo è molto semplice, devo trovare una lettura che soddisfi una delle caratteristiche qui sopra elencate, leggerlo e poi bloggarlo per guadagnarmi il mio personale punticino virtuale in questa sfida con me stessa.  

E voi avete qualche metodo particolare per scegliere il prossimo libro che leggerete?


Buona lettura

domenica 10 gennaio 2016

Leggere Lolita a Teheran - Azar Nafisi (2003)

Più riguardo a Leggere Lolita a Teheran
Leggere Lolita a Teheran tempo non è un romanzo, ma vorresti che lo fosse.
Racconta cosa vuol dire essere una donna istruita in Iran ed essere irrimediabilmente innamorata della letteratura anglofona.
Racconta anche cosa vuol dire essere una donna al tempo della transizione dalla monarchia assoluta ma aperta all'occidente dello Scià alla dittatura religiosa dell'ayatollah Khomeini.

Racconta, soprattutto, cosa vuol dire essere una donna - indipendentemente dal grado di istruzione e dalle convinzioni religiose - costretta a vivere in una società che vede il femminile come il male e che applica il controllo sociale ad ogni aspetto della vita, sia pubblica che privata.

Il gruppo di ragazze che l'autrice invita a casa per dei seminari di letteratura americana sono uno spaccato delle donne iraniane degli anni '90 e, allo stesso tempo, potrebbero essere ognuna di noi. Infatti Azar Nafisi non solo ci racconta perché è importante leggere Lolita a Teheran, ma racconta anche la vita e le scelte delle sue studentesse, ragazze nate sotto la dittatura religiosa e che non hanno visto, come lei, quello che c'era prima. E' sconvolgente seguire la spirale dittatoriale in cui si avvita la società iraniana, da una monarchia aperta all'occidente in cui le donne hanno tutti i diritti civili - votare, sposarsi con chi desiderano, vestire e comportarsi come vogliono, accedere all'istruzione superiore e universitaria senza discriminazioni e ricoprire ruoli di prestigio - alla perdita totale di libertà private - dall'abbigliamento alle relazioni tra i sessi.
Quello che davvero mi ha colpito è stata la semplicità con cui quello che io considero diritti inalienabili siano stati tolti a diverse generazioni di donne con la scusa della sicurezza della "rivoluzione politica". La generazione dell'autrice ha provato a lottare, ma è stata incarcerata e ammutolita. La generazione delle sue studentesse è nata sotto la dittatura e danno l'idea di essere più... rassegnate.
Mi sono chiesta cosa vorrebbe dire per me e per le donne attorno a me vedersi portar via i diritti uno alla volta e rischiare di finire in carcere per una parola sbagliata o per aver manifestato la mia indignazione. Decisamente non è una domanda a cui è facile rispondere...

L'altra domanda che serpeggia per tutto il libro è: restare o andarsene?
Restare e tenere duro oppure andarsene per avere una vita migliore?

Altra domanda a cui non ho davvero la capacità di rispondere. Perché deve essere straziante dover rinunciare alla propria nazione perché questa non ti vuole e ogni dissenso è stroncato. Amare così tanto il proprio paese e non poter far nulla per renderlo migliore per sé e per i propri figli e figlie.

Consiglio di lettura: questo libro è uno schiaffo. Uno schiaffo che consiglio a tutti perché abbiamo bisogno di letture come queste, sia per capire l'importanza capitale della letteratura nella vita civile, sia perché è importante conoscere la vita degli altri per accendere quell'empatia necessaria a non farci dimenticare cosa vuol dire dover vivere la propria vita in clandestinità.

E io cosa leggo adesso?