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Condannata dal vizio della lettura veloce a divorare libri su libri mi sono resa conto che mi piace non solo sfogliarli, annusarli, toccarli, prenderli e darli in prestito, rubarli, nasconderli, regalarli... ma persino parlarne fino all'esaustione.

martedì 10 marzo 2015

Il signore delle mosche - William Golding (1954)


Credo che questo libro sia una lettura che chiunque debba fare una volta nella vita. Personalmente lo trovo terrificante, nel senso di spaventevole, perché rompe un sacco di certezze. Prima su tutti è la perdita dell'infanzia come età dell'innocenza. Se non ci fosse bastato Freud con le pulsioni erotiche e di morte che si manifesterebbero ben prima dell'adolescenza, Golding distrugge per sempre l'idea della giovinezza come ricettacolo dei più puri e santi sentimenti. I bambini sono dei selvaggi che appena possibile si trasformano in bestie assetate di sangue.

O forse no, forse non tutti i bambini sono così. Forse qualcuno che cerca fino alla fine di mantenersi nel limite della civiltà c'è, nonostante la mancanza (spessissimo invocata da tutti) di un adulto che porti ordine e regole, di un'entità esterna a cui delegare la responsabilità della convivenza civile e del mantenere l'ordine.
Da questo viene fuori con chiarezza che l'intento dell'autore sia quello di proporre un'allegoria del mondo degli adulti, proprio quel mondo che i bambini, o per meglio dire, i giovani alle soglie dell'adolescenza, immaginano scevro di confusione e pericolo. Se ci fossero stati gli adulti tutto questo non sarebbe mai successo, non ci sarebbero state lotte per il potere, divisioni interne, perdita involontaria di innocenti e omicidi.
Penso che si colga chiaramente l'ironia tragica che l'autore mette in campo in maniera molto intensa.

L'intento dichiarato di questo libro è essere una parodia di un famoso libro per ragazzi L'isola di corallo molto diffuso alla fine dell'Ottocento e che era una lettura tipica per l'infanzia, i cui valori portanti sono quelli tipici dell'imperialismo: la superiorità sui cosiddetti selvaggi, l'uomo occidentale come portatore di civiltà, i valori cristiani come unica fonte di vera morale... insomma, razzismo, pregiudizio e senso di superiorità tutto condito in salsa piacevole e avventurosa per appassionare dei ragazzini di fine secolo.
Quello che vorrei si notasse è che il genio travalica la mera trasposizione ironica e parodistica e ci regala un libro immortale, cupo, intenso e lucido come pochi libri per ragazzi sanno essere.

Svela con poche e acute pennellate i meccanismi del potere in un gruppo isolato, come basti solo esitare o essere poco convinti per perdere la presa sul gruppo che si cerca di guidare e, dall'altra parte, come la paura (della punizione, dell'ignoto, del dolore) sia uno strumento efficacissimo per mantenere il controllo.

I protagonisti della storia rappresentano tre polarità attorno cui girano i destini di tutti: Jack rappresenta la parte più animale dell'uomo, quella parte egoista che vuole tutto per sé, per il proprio piacere e sopravvivenza; Ralph è invece la morale comune, quello che dice che ci si è sempre comportati in un modo quindi deve essere giusto che però subisce sempre la tentazione di passare nel lato animale e solo un caso, e una certa fifa, lo fa restare nella società civile; Piggy, invece, è l'intelligenza acuta che fa scegliere la via razionale quando il gruppo è invece travolto dalla tentazione di lasciarsi andare all'istinto, al piacere contingente. Proprio per questo è sempre sull'orlo del sacrificio, perché nessuna creatura istintuale ha voglia di essere strappata al piacere intenso per dedicarsi al noioso dovere, anche se da questa dipende la propria sopravvivenza... proprio questa volontà autodistruttiva ci separa dal mondo animale.

Eppure sono pur sempre dei bambini... e Golding ce lo ricorda proprio nella fine, nel pianto a dirotto di Ralph che mette in imbarazzo l'adulto che lo sta salvando dal linciaggio e che mi commuove (e insieme mi terrorizza, perché anche Jack torna nella civiltà e lo stesso Ralph è colpevole tanto quanto Jack della perdita del bambino con la voglia, di Simon, di Piggy e di tutti i bambini che non ce l'hanno fatta.).

Consiglio: come anticipato credo sia un libro che tutti una volta nella vita devono leggere (ho fatto pure l'etichetta apposta!) perché parla di giovani alle soglie della vita, parla di potere e di dove porta la deriva di questo potere e ne parla con lucida e spietata analisi. Non dimentichiamoci che poi è scritto in maniera superba. Consigliatissimo!

2 commenti:

  1. L'ho letto tantissimo tempo fa, in seconda media, credo, quando per dei lavori in casa furono riesumati vecchi libri di mia madre. Lo avevo dimenticato quasi del tutto e il post me ne ha riportato alla memoria frammenti (tra cui il pianto di Ralph). Credo fossi troppo ingenua e insieme troppo celebrale allora per apprezzarlo. Ricordo sensazioni di sporco e disagio e un vago fascino spaventoso.

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  2. Ribadisco la mia idea di doverlo leggere una o più volte nella vita perché sa parlare attraverso gli anni e dice cose diverse a seconda dell'età della vita. Devo dire che sporco, disagio e fascino spaventoso lo etichettano perfettamente!

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