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Condannata dal vizio della lettura veloce a divorare libri su libri mi sono resa conto che mi piace non solo sfogliarli, annusarli, toccarli, prenderli e darli in prestito, rubarli, nasconderli, regalarli... ma persino parlarne fino all'esaustione.

venerdì 22 luglio 2016

BOOK CHALLENGE Storia di un corpo - Daniel Pennac (2012)

Più riguardo a Storia di un corpo
Con questo libro Pennac si è fatto perdonare un sacco di cose.

Prima fra tutte non aver scritto un romanzo che si possa definire tale da millemila anni. 
Devo dire che si è fatto perdonare eccome, con questo libro. L'ho appena concluso e sto scrivendo sull'onda di quella nostalgia divertita che mi prende alla fine di una lettura a me congeniale. 
E' stato uno di quei libri da cui mi aspettavo davvero poco (ah, essere traditi dagli amori giovanili brucia ancor di più) e invece mi ha dato tanto.
Un regalo inaspettato fa ancor più piacere. 

Non è un romanzo in senso stretto, è la storia, in forma di diario, di un corpo, letteralmente. Dai 12 agli 86 anni viene registrato ogni cambiamento della struttura fisica. Insiste in diverse occasioni nel dire che non è un diario intimo, nel senso dell'interiorità, ma è il diario di una presa di possesso del proprio corpo da parte di un bambino che è stato a lungo il fantasma del padre morto troppo presto. Eppure, via via che passano le pagine ci rendiamo conto che tutta questa fisicità - il dolore, le funzioni fisiologiche, la pura sensazione - sono il tramite, non il pretesto, per farci strada nell'intimo, nel "cuore" del protagonista. Dopotutto il lutto, l'amore, la paura, la gioia hanno un'espressione fisica potente che non lascia indifferenti.

Non ci lascia indifferenti neanche questo corpo, questo racconto sempre più struggente, sempre più puntuale e dolcissimo come sa essere la scrittura di un Pennac maturo che ci fa ridere ma ci fa anche piangere, che descrive la vita di un uomo dall'ultima infanzia all'agonia ed è credibile in ogni singola pagina. 


Ho sottolineato parti di questo libro come non mi capitava da tempo; non sono solita pasticciare i libri, ma questo meritava davvero che segnassi le parti che mi hanno colpito.
Tra tutto quello che ho sottolineato - tra cui una credibilissima descrizione dell'ansia, Daniel sei uno di noi - vorrei trascrivere qui un minuscolo frammento che racchiude perfettamente il tono tra poetico e triviale che accompagna tutto il libro:

13 anni, 1 mese, 14 giorni                                                                   Martedì 24 novembre 1936
La nostra voce è la musica che fa il vento quando ci attraversa il corpo. (Be'. quando non esce da sotto).

GRAZIE, DANIEL!

consiglio di lettura: a tutti! Abbiamo tutti un corpo, abbiamo tutti paura e abbiamo tutti una passione, un amore. Lo consiglio anche solo per leggere dello sguardo incantato e meravigliato con cui guarda sempre sua moglie. 


Davvero poco importante, ma segno un punticino sulla mia personale lista di lettura:
BOOK CHALLENGE: un libro scritto in forma di diario.

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lunedì 18 luglio 2016

BOOK CHALLENGE La soluzione sette per cento - Nicholas Meyer (1974)


Più riguardo a La soluzione sette per centoBOOK CHALLENGE: 

Un libro con la copertina verde o con qualcosa di verde


Povero questo libro, meritava un'etichetta un po' più dignitosa di "un libro verde"... ma ogni tanto devo barare e infilare a forza dei libri in questa personalissima sfida. 
L'anno prossimo mi organizzo meglio, ho già qualche idea per le prossime etichette libresche...

Questo libro è uno dei grandi classici degli apocrifi sherlockiani, assieme a Il mandala di Sherlock Holmes. Per quel paio di curiosi che passano di qui per caso e non conoscono il magico mondo degli apocrifi, dicesi apocrifo sherlockiano l'invenzione, da parte di un autore moderno, di un'avventura del consulente investigativo più famoso al mondo. L'idea è quella del tributo al genio e all'invenzione  di Conan Doyle cercando di ricostruire le atmosfere della Londra di fine '800 e di mantenersi più aderenti possibile all'originale.
Come dicevo prima questo è uno dei grandi classici del genere, è stato scritto quando ancora non era di moda e quindi aveva ben pochi paragoni a cui ispirarsi o legarsi se non i libri di Doyle.

Propone un punto di vista davvero interessante, un'idea molto ben congegnata e strutturata: Sherlock Holmes ha un gravissimo problema con la cocaina (soluzione sette per cento è la soluzione che si inietta Sherlock... particolare che il medico Doyle si premura di farci sapere) che lo porta ad essere paranoico nei confronti del proffessor Moriarty, colpevole solo di essere stato il suo insegnante di matematica quando l'investigatore era un giovinetto.
Un bel colpo per gli appassionati dell'investigatore che si vedono il loro personaggio preferito smontato di tutto il suo acume e acutezza di visione per essere trasformato in un tossicodipendente talmente disperato da essersi trasformato in un pazzo paranoide.

E da questa palude in cui l'autore fa sprofondare Sherlock come ne usciamo?

Con un altro colpo di genio, l'incontro con il massimo esperto di meccanismi mentali e tossicodipendenze del momento storico: Sigmund Freud.
L'incontro avviene dopo un lungo inseguimento messo in piedi da Watson e Mycroft, il fratello di Sherlock, a cui Holmes abbocca solo perché, secondo me, è totalmente preso dalla cocaina e la sua proverbiale intelligenza è ottenebrata dal vizio,
L'autore ci regala un'immagine di Vienna del tempo molto vivida e affascinante che non ci fa rimpiangere la Londra vittoriana, ma, soprattutto, tratteggia un ritratto di Freud estremamente credibile, quello di un uomo non vinto, nonostante le crescenti difficoltà ad operare per le sue idee rivoluzionarie e per la sua origine ebraica, e una mente acuta e penetrante dell'animo umano.
Ma questa non è una storia di uscita dalla droga, non solo. Perché il paziente non è uno qualunque, ma è Sherlock Holmes e quindi non può mancare un mistero molto ben incastrato con la vicenda personale dell'investigatore.

Da segnalare lo scontro tra menti acutissime con un bel pizzico di sicurezza di sé e dei propri mezzi che porta Freud e Holmes quasi a gareggiare per risolvere l'enigma della misteriosa ragazza, il cui ritrovamento farà muovere intrighi internazionali.
Un libro davvero molto divertente con una trama ben costruita.

Consiglio di lettura: consigliato ovviamente agli appassionati di Sherlock Holmes, non solo perché è un grande classico, ma anche perché mostra un lato molto umano dell'investigatore che spesso tendiamo a sorvolare.

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giovedì 14 luglio 2016

L'incubo di Hill House, Shirley Jackson (1959)


Di nuovo il gruppo di lettura ha sorteggiato un libro davvero godibile.

Più riguardo a L'incubo di Hill HouseE'un libro costruito per essere inquietante e devo dire che a tratti c'è pure riuscito. La mia lettura è stata incalzante non solo per il ritmo del racconto ma anche perché mi sono trovata a condividere il libro con Manuela che ha l'abitudine di commentare a margine gli episodi che più la infervorano. Io stimo profondamente ogni sua opinione, ma volevo evitare di farmi influenzare nell'interpretazione di un libro che lascia molto di non detto e non chiarito. Quindi mi sono trovata a leggere in fretta per starle davanti nella lettura e, soprattutto, mi sono trovata nella situazione in cui lasciavo il libro la sera, certa di averla superata di un bel po', e poi ritrovavo la mattina il libro commentato ben oltre il mio segno.
Devo dire che è stata un'esperienza peculiare da fare proprio con questo libro.

Al di là delle  mie vicissitudini di lettura il libro mi è proprio piaciuto. Non è un capolavoro inarrivabile del terrore ma, secondo me, ha segnato la produzione di questo tipo di racconti. E' una specie di cippo di passaggio nelle produzioni di genere e da una parte riceve l'eredità di Lovecraft, in particolare nella costruzione della casa dalle geometrie impossibili, e dall'altra Stephen King ne fa un punto fermo nella sua immaginazione terrifica; la pioggia di sassi su Carrie è un tributo esplicito a questo libro.

Prima degli esseri umani, vera protagonista di questa storia è Hill House con le sue porte che si chiudono da sole, con le sue pareti non perfettamente dritte, con il suo labirintico susseguirsi di stanze che si mescolano e fanno perdere l'orientamento. Hill House incombe sulla vita e sulla psiche dei suoi abitanti e, per qualcuno, è talmente ingombrante da essere totalizzante. Il ritratto che l'autrice fa di questa casa è raggelante nella sua fredda poesia:

Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa attorno al buio; si ergeva così da ottant'anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola.

Peccato che questa premessa non mantenga la tensione alta per tutto il libro, anzi ogni tanto perdiamo pezzi, ci sono buchi di trama, non si capisce chi sta parlando e cosa sta succedendo. Vero è che siamo nelle mani, anzi nella testa, di Eleanor che si presenta immediatamente come una sprovveduta che non ha la più pallida idea di quello che capita nel mondo. Via via diventa sempre meno credibile perché è chiaro che sta perdendo lucidità e il suo narcisismo immaturo si sta via via trasformando in instabilità mentale. Quindi come facciamo a sapere se quello che lei vede e interpreta è la realtà o sono soltanto allucinazioni dettate dalla sua mente ipereccitata?
Resta il dubbio fino in fondo se ci siano davvero i fantasmi o che sia la sua pazzia latente che esplode fino al finale tragico.

INIZIO SPOILER

A proposito del finale, lo trovo davvero ben scritto; forse l'autrice aveva avuto quelle classiche illuminazioni che ti dettano parola per parola l'inizio e la fine di un bel racconto e poi ti lasciano a barcamenarti da sola per riempire gli spazi in mezzo.
Anche il finale lascia aperte molte domande, ma il l'ho trovato un modo per recuperare Eleanor perché alla fine, proprio proprio alla fine, sembra risvegliarsi dal suo sogno psicotico... almeno sembra prendere consapevolezza di essere stata addormentata fino a quel momento.

Nel glorioso, eterno secondo prima che la macchina piombasse contro l'albero pensò chiaramente: Perché lo sto facendo? Perché lo sto facendo? Perché non mi fermano?

Scena davvero disturbante.

FINE SPOILER

consiglio di lettura: ovviamente a chi piace il genere, ci sono molte scene spaventose - come l'inseguimento di Eleanor da parte di una presenza invisibile o la fuga di Eleanor e Theo da qualcosa che non viene mai nominato -. Lo consiglio anche a chi vuole provare ad immergersi una una mente disturbata per capire quanto sia dentro Eleanor e quanto sia, invece, la casa che parla nella mente della giovane.

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sabato 2 luglio 2016

La ragazza del treno - Paula Hawkins (2015)

Mi sono trovata a leggere questo libro per puro caso... si trovava in cima alla mia pila di libri sul comodino e dovevo  occupare qualche ora insonne durante la notte appena passata. Devo ammettere che era finito sulla pila del libri papabili praticamente per sbaglio perché ne avevo sentito opinioni contrastanti che mi facevano tentennare; ne avevo sentito parlare benissimo e poi malissimo e questo non aiuta l'entusiasmo.

Dopo tutte le opinioni contrastanti io devo dire che mi è piaciuto. Lo tengo sicuramente sulla torre (metro di giudizio ormai paradigmatico nel nostro gruppo di lettura). 
Se dovessi metterlo su uno scaffale in una libreria finirebbe dritto dritto nei gialli contemporanei eppure non ha la classica struttura del giallo omicidio-indagine-scoperta dell'assassino. Sì, ad un certo punto c'è una donna scomparsa e c'è un'indagine e ci sono poliziotti buoni e cattivi e accusati e innocenti... eppure non è solo questo.
Innanzitutto non comincia come un giallo, comincia più come un libro sul fallimento, perché ci sono cose più tristi di una donna sola che guarda dal finestrino di un treno e invidia la vita perfetta che crede di vedere nelle case degli altri, ma sicuramente questo sta nella top 10 delle immagini più deprimenti che vi possono venire in mente per rappresentare una vita fallimentare.
Ecco, il libro si apre con il punto di vista di Rachel, una delle tre donne su cui ruota tutta la storia, e scopriamo pian piano che è una donna che ha perso tutto perché è una alcolizzata. Ha perso il lavoro, il marito e la casa in cui viveva; casa che vede dal treno che continua a prendere per fingere con la conoscente che la ospita a casa di avere ancora un lavoro. 
Fa un po' pena, eh? E anche un po' incazzare, lo so.
Tenetevi stretta questa sensazione perché via via che le pagine passano e i punti di vista cambiano, vi troverete a non sapere più cosa pensare di lei e di tutti i personaggi che entrano in scena.
Secondo me è una trovata geniale questo inizio così strano eppure così comune (chi non ha mai inventato storie guardando fuori dal finestrino del treno?) e scegliere di non seguire un unico punto di vista ma alternare la descrizione attraverso gli occhi di Rachel, che racconta il suo pezzetto di storia, e poi dal punto di vista di Megan, che è una dei tre personaggi che Rachel vede dal finestrino, e poi da quello di Anna, l'attuale moglie dell'ex marito di Rachel. Sembra molto più complicato di quanto sia davvero; ogni capitolo porta il nome della persona di cui si raccontano i pensieri e le azioni e sono trascritte anche le date degli eventi, quindi è impossibile perdersi, anzi il ritmo è ben congegnato e incalzante.

Ho trovato davvero interessante questo seguire passo passo i pensieri di un personaggio alla volta perché induce a costruirsi nella testa un'idea di quel personaggio in qualche modo guidata dalla percezione che ha di se stesso e di quello che le succede attorno... e questa idea soggettiva potrebbe non essere così veritiera come crediamo.
Non voglio svelare altro perché questo è un mistero non solo nella scomparsa di uno dei personaggi ma, soprattutto, è un mistero della psiche e dei ricordi.

consiglio di lettura: non sono agli appassionati di gialli, perché non è solo questo; è soprattutto n viaggio nei ricordi svaniti e nella ricostruzione che facciamo di noi stessi attraverso le parole degli altri.

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