Con questo libro Pennac si è fatto perdonare un sacco di cose.
Prima fra tutte non aver scritto un romanzo che si possa definire tale da millemila anni.
Devo dire che si è fatto perdonare eccome, con questo libro. L'ho appena concluso e sto scrivendo sull'onda di quella nostalgia divertita che mi prende alla fine di una lettura a me congeniale.
E' stato uno di quei libri da cui mi aspettavo davvero poco (ah, essere traditi dagli amori giovanili brucia ancor di più) e invece mi ha dato tanto.
Un regalo inaspettato fa ancor più piacere.
Non è un romanzo in senso stretto, è la storia, in forma di diario, di un corpo, letteralmente. Dai 12 agli 86 anni viene registrato ogni cambiamento della struttura fisica. Insiste in diverse occasioni nel dire che non è un diario intimo, nel senso dell'interiorità, ma è il diario di una presa di possesso del proprio corpo da parte di un bambino che è stato a lungo il fantasma del padre morto troppo presto. Eppure, via via che passano le pagine ci rendiamo conto che tutta questa fisicità - il dolore, le funzioni fisiologiche, la pura sensazione - sono il tramite, non il pretesto, per farci strada nell'intimo, nel "cuore" del protagonista. Dopotutto il lutto, l'amore, la paura, la gioia hanno un'espressione fisica potente che non lascia indifferenti.
Non ci lascia indifferenti neanche questo corpo, questo racconto sempre più struggente, sempre più puntuale e dolcissimo come sa essere la scrittura di un Pennac maturo che ci fa ridere ma ci fa anche piangere, che descrive la vita di un uomo dall'ultima infanzia all'agonia ed è credibile in ogni singola pagina.
Ho sottolineato parti di questo libro come non mi capitava da tempo; non sono solita pasticciare i libri, ma questo meritava davvero che segnassi le parti che mi hanno colpito.
Tra tutto quello che ho sottolineato - tra cui una credibilissima descrizione dell'ansia, Daniel sei uno di noi - vorrei trascrivere qui un minuscolo frammento che racchiude perfettamente il tono tra poetico e triviale che accompagna tutto il libro:
13 anni, 1 mese, 14 giorni Martedì 24 novembre 1936
La nostra voce è la musica che fa il vento quando ci attraversa il corpo. (Be'. quando non esce da sotto).
GRAZIE, DANIEL!
consiglio di lettura: a tutti! Abbiamo tutti un corpo, abbiamo tutti paura e abbiamo tutti una passione, un amore. Lo consiglio anche solo per leggere dello sguardo incantato e meravigliato con cui guarda sempre sua moglie.
Davvero poco importante, ma segno un punticino sulla mia personale lista di lettura:
BOOK CHALLENGE: un libro scritto in forma di diario.
E io cosa leggo adesso?
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