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Condannata dal vizio della lettura veloce a divorare libri su libri mi sono resa conto che mi piace non solo sfogliarli, annusarli, toccarli, prenderli e darli in prestito, rubarli, nasconderli, regalarli... ma persino parlarne fino all'esaustione.

lunedì 18 luglio 2016

BOOK CHALLENGE La soluzione sette per cento - Nicholas Meyer (1974)


Più riguardo a La soluzione sette per centoBOOK CHALLENGE: 

Un libro con la copertina verde o con qualcosa di verde


Povero questo libro, meritava un'etichetta un po' più dignitosa di "un libro verde"... ma ogni tanto devo barare e infilare a forza dei libri in questa personalissima sfida. 
L'anno prossimo mi organizzo meglio, ho già qualche idea per le prossime etichette libresche...

Questo libro è uno dei grandi classici degli apocrifi sherlockiani, assieme a Il mandala di Sherlock Holmes. Per quel paio di curiosi che passano di qui per caso e non conoscono il magico mondo degli apocrifi, dicesi apocrifo sherlockiano l'invenzione, da parte di un autore moderno, di un'avventura del consulente investigativo più famoso al mondo. L'idea è quella del tributo al genio e all'invenzione  di Conan Doyle cercando di ricostruire le atmosfere della Londra di fine '800 e di mantenersi più aderenti possibile all'originale.
Come dicevo prima questo è uno dei grandi classici del genere, è stato scritto quando ancora non era di moda e quindi aveva ben pochi paragoni a cui ispirarsi o legarsi se non i libri di Doyle.

Propone un punto di vista davvero interessante, un'idea molto ben congegnata e strutturata: Sherlock Holmes ha un gravissimo problema con la cocaina (soluzione sette per cento è la soluzione che si inietta Sherlock... particolare che il medico Doyle si premura di farci sapere) che lo porta ad essere paranoico nei confronti del proffessor Moriarty, colpevole solo di essere stato il suo insegnante di matematica quando l'investigatore era un giovinetto.
Un bel colpo per gli appassionati dell'investigatore che si vedono il loro personaggio preferito smontato di tutto il suo acume e acutezza di visione per essere trasformato in un tossicodipendente talmente disperato da essersi trasformato in un pazzo paranoide.

E da questa palude in cui l'autore fa sprofondare Sherlock come ne usciamo?

Con un altro colpo di genio, l'incontro con il massimo esperto di meccanismi mentali e tossicodipendenze del momento storico: Sigmund Freud.
L'incontro avviene dopo un lungo inseguimento messo in piedi da Watson e Mycroft, il fratello di Sherlock, a cui Holmes abbocca solo perché, secondo me, è totalmente preso dalla cocaina e la sua proverbiale intelligenza è ottenebrata dal vizio,
L'autore ci regala un'immagine di Vienna del tempo molto vivida e affascinante che non ci fa rimpiangere la Londra vittoriana, ma, soprattutto, tratteggia un ritratto di Freud estremamente credibile, quello di un uomo non vinto, nonostante le crescenti difficoltà ad operare per le sue idee rivoluzionarie e per la sua origine ebraica, e una mente acuta e penetrante dell'animo umano.
Ma questa non è una storia di uscita dalla droga, non solo. Perché il paziente non è uno qualunque, ma è Sherlock Holmes e quindi non può mancare un mistero molto ben incastrato con la vicenda personale dell'investigatore.

Da segnalare lo scontro tra menti acutissime con un bel pizzico di sicurezza di sé e dei propri mezzi che porta Freud e Holmes quasi a gareggiare per risolvere l'enigma della misteriosa ragazza, il cui ritrovamento farà muovere intrighi internazionali.
Un libro davvero molto divertente con una trama ben costruita.

Consiglio di lettura: consigliato ovviamente agli appassionati di Sherlock Holmes, non solo perché è un grande classico, ma anche perché mostra un lato molto umano dell'investigatore che spesso tendiamo a sorvolare.

E io cosa leggo adesso?

2 commenti:

  1. Molto bravo secondo me l'autore a mostrare un Holmes umano, ma comunque se stesso, sempre temibile e geniale, anche quando parte un po' per la tangente.

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    1. Concordo... resta geniale anche quando è completamente paranoide.
      Tifo così tanto Holmes che ho pensato fino all'ultimo che avesse comunque ragione su Moriarty e che alla fine fosse tutto un suo inganno.
      Sono stata proprio contenta di averlo letto, grazie.

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