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Condannata dal vizio della lettura veloce a divorare libri su libri mi sono resa conto che mi piace non solo sfogliarli, annusarli, toccarli, prenderli e darli in prestito, rubarli, nasconderli, regalarli... ma persino parlarne fino all'esaustione.

sabato 25 gennaio 2014

La morte a Venezia - Thomas Mann (1° ed. 1912)

Più riguardo a La morte a VeneziaApprofittando della lunga pausa prandiale che il mio lavoretto temporaneo mi regala (o io regalo alla bottega solidale in termini di tanto puoi fare questa cosa, quest'altra e pure quest'altra ancora in pausa pranzo... mannaggia a te! Ti auguro che Dael possa trovarti di un lercio che non si può dire, la nana dell'oro addosso e Prezioso un po' attraente!) mi accingo a commentare il libro che il mio delizioso e variegato gruppo di lettura ha pescato per il mese passato: LA MORTE A VENEZIA.
Ecco, per essere onesti la mia edizione consta di tre romanzi brevi o racconti neanche tanto lunghi, a dir la verità! La morte a Venezia (1912) Tonio Kroger (1903) Tristano (1902). La scelta è di riunire lavori di tematiche simili e apprezzo questa continuità di intenti.
Ho letto La Morte a Venezia già da adolescente e l'ho trovato allora, più di adesso, estremamente ispirante e toccante e intenso e... vabeh, aggiungete quello che pensate possa dire un'adolescente acculturata di un libro che l'è piaciuto. Mi è piaciuto più allora di adesso perché, dal mio punto di vista, il protagonista parla di sé esattamente come si percepisce un o una adolescente con delle velleità artistoidi o filosofiche. Tutto questo tripudio di aggettivi e subordinate per descrivere la sensibilità straordinaria e la profondità interiore impiegato da Aschenbach, il protagonista -ed io narrante- scrittore ultra cinquantenne, per descrivere se stesso starebbe altrettanto bene in qualsiasi diario segreto di una qualsiasi adolescente un po' dark, accanita lettrice di classici, un po' vegetariana, hippie fuori tempo massimo!
Ecco, lo so che ho descritto l'adolescenza di tre quarti dei miei contatti, me compresa, ovvio... ma la cosa più grave è che Tommasino Mannaro si descrive così! Come una adolescente incompresa, un po' scorbutica, appassionata e svenevole che muore di una malattia che la consuma (secondo me la prima scrittura era tisi, il mal sottile, non colera... così barbaro!). (Uh, La montagna incantata!)
Più riguardo a La montagna incantata

La tematica principale dell'amore pederastico è trattata, a mio avviso, non come passione carnale, ma proprio nell'ottica della ricerca egocentrica del piacere... Tadzio incarna la bellezza in assoluto, una bellezza assolutamente inarrivabile (non si scambiano nemmeno una parola, per quanti sguardi curiosi, interessati, affascinati, idolatranti ci siano in tutto il libro) che A. anela per brama estetica. Il desiderio che il ragazzino non cresca mai, anzi che muoia proprio nel boccio della sua bellezza raffaellita rientra tutto in questa visione di bellezza ultraterrena, in cui non è Tadzio in sé che lo scrittore desidera, ma l'idea platonica che ha di lui, dell'amore e della perfezione.
Trovo interessante questo punto di vista sull'amore, sull'amore idealizzato, sullo scrittore che non vive direttamente le sue emozioni, ma le fa trapelare attraverso l'arte, analizzando sempre tutto per trovarne l'espressione sublime. Insieme, però, a trentacinque anni, mi viene un po' d'orticaria al pensiero di questo che passa il suo tempo ad amare disperatamente un'idea, un anelito di paradiso, un Ganimede rapito all'Olimpo, senza vedere mai il moccioso che gioca, canta e si picchia con i suoi compagnucci. 
Quante adolescenti hanno sospirato alla stessa maniera per dei buzzurri inenarrabili.

Consigliatissimo per liceali che se la tirano da intellettuali ma la rilettura in età adulta provoca un filino di orticaria e un po' si è contenti quando A. si piglia quel che si deve pigliare e la fa finita!

E io cosa leggo adesso?



9 commenti:

  1. In uno dei racconti della mia autrice preferita la suddetta autrice si burla un po' di Morte a Venezia (dicendo per altro che Mann non aveva capito nulla di Venezia) e questo mi ha un pizzico dissolto il fascino che aleggiava intorno a quest'opera, al punto che non mi sono mai azzardata a leggerlo. Confesso che il tuo post ha rafforzato la mia diffidenza

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    1. Ma a me non è dispiaciuto... devi solo immedesimarti nell'adolescente innamorata e un po' dark che è Mann!

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  2. Resto basita dalla "maledizione" lanciata a inizio post!! Soprattutto per l'"un po' più attraente!"
    Terribile!
    Manca solo lo sguardo di J!!! ;-)

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    1. Eh, ero in un momento Ilijnka... nana guerriera dalle mille maledizioni!

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  3. vogliamo un altro post! volgiamo un altro post! vogliamo un altro post!

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