Ognuno di noi ha degli scheletri nascosti nelle librerie, io ho una serie di scrittori/libri che una cara amica chiama "spegnicervello" che eviterei, solitamente, di esporre con orgoglio nel posto d'onore sugli scaffali.
Dan Brown, come è abbastanza prevedibile, è uno di questi. Ha azzeccato la formula da caso editoriale con Il codice Da Vinci e non ha mai, giuro, davvero mai, cambiato il meccanismo che si può riassume in quattro punti:
1. cattivissimo super esperto di qualcosa di mistico (mai una volta che vogliano rubare i piani della bomba atomica o il conto corrente di Bill Gates! No, sempre la lancia di Longino, la pietra filosofale, il fazzoletto di Maria e il pagliaccetto di Gesù bambino)
2. Robert Lagdon, il nostro caro professore che, con la scusa della simbologia, diviene l'esperto espertissimo unico al mondo in grado di scoprire i super piani del super cattivo.
3. Bellissima donna coinvolta e in pericolo (e mai una volta che la molli al nostro fascinosissimo professore... vabeh la figlia di Gesù che non la molla, ma tutte le altre?)
4. Caccia al tesoro in giro per città da we romantico (Roma, Parigi, Venezia, Washington... e mai una volta che ci sia un mistero a Portogruaro!) con il nostro professore che rischia la vita e poi svela tutti gli intrighi.
Cambiano i riferimenti culturali e sottoculturali da leggende metropolitane, ma lo svolgimento è sempre, inesorabilmente, lo stesso.
Perché farsi del male, allora?
Bella domanda, me la faccio ogni volta anch'io appena mi fiondo nella lettura e dopo poche pagine già capisco chi è il misteriosissimo cattivissimo... io che amo i gialli ma non capisco mai niente finché non me lo spiegano lentamente e con gentilezza.
Eppure non riesco a smettere, come le cattive abitudini. Ogni volta che mi passa sotto mano un libro di questo autore (sempre prestati, mai comperati, per favore!) provo a dargli una possibilità di stupirmi.
Ecco, stupirmi proprio no, non c'è riuscito neanche stavolta; lo schema si ripropone invariato, l'unico brivido viene quando finalmente Robert Langdon muore! (Eh, dura poco, ma è la morte è descritta molto bene e l'autore viene fuori da questo problemino di aver ucciso il suo personaggio principale a tre quarti del libro con una bella trovata.) Eppure l'ho finito, senza lanciarlo fuori dalla finestra all'ennesima cazzata inverosimile ed ovvia. Sarà grazie al mistero esplorato - la massoneria americana - che non era così conosciuto, e forse grazie anche ad una mia disposizione un po' frivola e facilona alla lettura in questi giorni.
No, non è un consiglio di lettura, questa è una confessione di un peccatuccio veniale.
E io cosa leggo adesso?
Tutti amiamo, o abbiamo amato dei pessimi libri! Io non mi perdo l'uscita di un manga davvero becero, di cui mi vergogno tantissimo (e oltre tutto non saprò neppure come va a finire, dato che l'autore è morto prima di completarlo), però a ogni uscita sono lì che lo compro...
RispondiEliminaEh, è rassicurante sapere di non essere l'unica! Ma alle volte è persino rassicurante la cattiva lettura... no, più che cattiva, facile! Ecco, alle volte abbiamo bisogno anche di tranquille, monotone, un po' prevedibili abitudini. E' tutto molto riposante.
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