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Condannata dal vizio della lettura veloce a divorare libri su libri mi sono resa conto che mi piace non solo sfogliarli, annusarli, toccarli, prenderli e darli in prestito, rubarli, nasconderli, regalarli... ma persino parlarne fino all'esaustione.

lunedì 6 novembre 2017

Il pozzo della solitudine - Radclyffe Hall (1943)

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Pietra miliare della letteratura LGBT, non è però uno di quei romanzi che va letto almeno una volta nella vita come Mourice di Forster o Orlando di Virginia Woolf.
Pubblicato nel 1928, quando l'eco dello scandalo del processo a Oscar Wilde non si era ancora placato, ovviamente il libro diede scandalo e costò all'autrice una denuncia per oscenità.

Il racconto che si snoda in queste pagine è quella di Stephen, figlia di Sir Philip e Lady Gordon i quali, come il padre della famosissima Lady Oscar, desideravano così tanto un figlio maschio da dare un nome maschile alla figlioletta appena nata.

Già dai primi anni di vita la bambina si dimostra diversa dalle altre bambine della sua età e il divario tra le aspettative e i reali desideri di  Stephen porteranno a un confronto irrisolto con il padre, che si rende conto perfettamente conto dell'unicità della figlia ma non riesce ad affrontare con lei il chiarimento che potrebbe essere salvifico per tutta la famiglia. La tragedia familiare si consumerà però, dopo la morte del padre quando la madre, messa al cospetto della vera indole di Stephen si rifiuterà di accettarla e la ripudierà come figlia.
Oltre al tema forte della contrapposizione della propria libertà con il desiderio di essere accettati per quello che si è dalle persone più care, in questo libro emerge anche con molta forza la voglia di relazione sentimentale di questa donna sempre ai margini del non detto e non svelato. Ho trovato affascinante il replicare in una coppia lesbica i meccanismi della relazione tradizionale: Stephen rappresenta la parte forte e indipendente, anche economicamente, della coppia, mentre Mary è la parte debole, che si deve appoggiare a Stephen, che deve essere accompagnata e accudita.
Fulminante per l'epoca la descrizione della vita domestica delle due donne, assolutamente moderna e insieme tradizionale di una certa letteratura di intrattenimento: Stephen, che ha intrapreso con grande successo la carriera di scrittrice, che trova molesta Mary quando vuole attenzioni mentre lei cerca di superare il proprio terrificante blocco dello scrittore. In quante case letterarie e cinematografiche abbiamo sbirciato vedendo questa scena con gli stessi meccanismi e con l'unica differenza nel sesso dei protagonisti?

Non è difficile capire che c'è molto di autobiografico in questo libro, dalla scelta del nome d'arte alla vita dell'autrice che fa di tutto per farci sapere che la sua scelta scandalosa ha più successo di quella della sua protagonista.
Il libro in sè non è un capolavoro, è una lettura interessante senza pretendere di raggiungere profondità filosofiche. E', secondo me, una rivendicazione, un inno alla vita che solo una Lady poteva davvero permettersi. Forse è proprio questo che un po' su questo libro, il fatto che sia la protagonista che l'autrice appartengano ad una classe privilegiata che poteva anche permettersi di dare scandalo quando l'omosessualità era reato in Inghilterra, reato in maniera specifica per gli uomini, perché l'omosessualità femminile ha avuto più mezzi perrestare in ombra e al sicuro.

Consiglio di lettura: Sebbene non sia un vero e proprio libro di denuncia resta una lettura imprescindibile per la tematica LGBT e resta uno dei pochi esempi di racconto lesbico che ha ragione di essere letto.. a parte l'inarrivabile Orlando  o la letteratura più di consumo di Sarah Waters. Ci sono cose che vanno lette... è un dovere come lettore interessato al mondo queer!

E io cosa leggo adesso?

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