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Condannata dal vizio della lettura veloce a divorare libri su libri mi sono resa conto che mi piace non solo sfogliarli, annusarli, toccarli, prenderli e darli in prestito, rubarli, nasconderli, regalarli... ma persino parlarne fino all'esaustione.

lunedì 9 settembre 2013

L'ultimo cavaliere - Stephen King (prima ed. 1982 - revisione 2003)

Più riguardo a L'ultimo cavaliere


ovvero

L'uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì.

Se dovessi dire quale libro mi ha accompagnato nel passaggio tra infanzia e adolescenza io indicherei senza ombra di dubbio proprio L'ultimo cavaliere di Stephen King. Questo, dal mio punto di vista, giustifica l'amore viscerale e smodato che ho per questo libro - l'affetto di una non più bambina ma neanche donna ha la dedizione assoluta dell'infanzia e la passionalità estrema dell'adolescenza - nonostante i punti deboli effettivi.

Il sottotitolo che ho scritto è l'incipit del romanzo e credo sia uno di quegli inizi che restano tatuati nel cuore, quelli che in una riga raccontano una storia e ti aggiogano al loro percorso, che tu lo voglia o no. L'azione si apre in medias res, insomma, in mezzo all'azione e quello che si viene a scoprire pagina dopo pagina è che L'Uomo in Nero è uno stregone traditore infido (e pure un po' bastardo mi sento di aggiungere) che ha vitali informazioni per il pistolero, altrimenti conosciuto come Roland Deschain della Baronia di Gilead, ultimo pistolero e ultimo della sua stirpe. La figura di Roland, così spietatatamente dedito, schiavo della sua ricerca della Torre, è stata un punto di svolta nella mia tarda infanzia perché mi ha mostrato un buono, un eroe, un protagonista non tutto circonfuso di buoni sentimenti e buone azioni, ma un uomo pericoloso anche per chi è dalla sua parte, un uomo solo nel suo cammino e completamente preso dal suo scopo. Una bella legnata in testa alla bambina che credeva che i buoni fanno solo buone azioni e i cattivi sono un'altra cosa... ma anche una bella lezione da imparare per la giovane che si affacciava al mondo. 

Roland, sebbene ombroso, mortale, totalmente incapace di amare, è uno di cui - per chi non ha dimenticato il volto del proprio padre -  tutti saremmo pericolosamente attratti. Da lui, dai suoi silenzi, dalla sofferenza che lo accompagna come una vecchia amica, dal ricordo dei suoi compagni che lo scorta sempre, ma, soprattutto, dalla sua smodata ricerca della Torre. Perché tutti abbiamo nel cuore un'impresa, perché l'eroe solo alla ricerca di un misterioso manufatto è uno dei topoi più antichi e quindi uno di quelli che colpisce più profondamente la fantasia un una giovanissima appassionata di lettura.

L'ultimo cavaliere è stato anche il mio primo incontro con Stephen King, il primo incontro con la sua prosa facile da seguire, densa di immagini vivide e soprattutto crude - è famosa la sua passione per la descrizione minuziosa dell'interno delle interiora umane quando vengono dilaniate in caso di morte violenta (citando così a braccio, quando il pistolero chiede a Jake se vuole ricordare i dettagli della sua morte quando lo ipnotizza, Jake risponde una cosa tipo "ho sentito il sapore della mia merda in bocca quando la macchina mi è passata sopra, non voglio ricordare"). Questo primo incontro è stato amore a prima vista, non solo per la serie della Torre Nera (una ricerca lunga sette libri e durata 26 anni: dall'ottobre 1978 data della prima delle sei parti uscite su una rivista al 2004, data di pubblicazione dell'ultimo libro), ma per tutti i libri di questo autore che mi ha regalato passioni folli (IT, L'ombra dello scoprione, The dome, Shining, Il talismano - altro di genere fantasy, se può piacere) e poche delusioni (The cell).

L'ultimo cavaliere è, come facile ormai intuire, il primo di una serie di libri, quindi non si può dire che tutto sia concluso e spiegato, ma ci viene fatto una bella introduzione sul personaggio principale, di cui si può innamorarsi e insieme esserne spaventati, il mondo in cui si muove, in cui l'ambientazione medieval-western corre parallela ad un futuro in cui le macchine si stanno spegnendo o impazziscono, e il motivo che lo spinge all'azione, trovare la Torre Nera e salire fino all'ultima stanza. Io lo trovo una lettura veloce e appassionante, l'edizione che ho (non la reliquia che ho letto per prima nel tempo che fu) consta di 220 pagine scritte abbastanza larghe, e quindi potrebbe essere un regalo azzeccato per un adolescente che non disdegna leggere (e poi ricordiamoci della fregatura... se lo appassionate a questo ci sono altri sei libri in ordine crescente di pagine che lo aspettano e bramano di essere letti) oppure una lettura facile in cui però investire un po' di immaginazione (ehm, non dimenticate la fregatura precedentemente descritta, però!)... il problema però, per me, è stato, e sarà sempre, che se inizio a leggere questo, poi non mi fermo più finchè non li ho letti tutti!

Per me avrà sempre un posto speciale nella libreria del mio cuore...perché non è la meta, ma il viaggio fatto assieme che cambia la vita!


E adesso cosa leggo? 

Momento ancor più tragico in cui cerco di non ricominciare di nuovo  il viaggio perché

Finale è solo un sinonimo di addio.

La Torre Nera pag. 1089

2 commenti:

  1. Ecco io ho incontrato questo libro troppo presto. Ricordo le descrizioni crude a cui fai accenno. Credo di essermi fermata in fretta, con un corredo di incubi notturni. Purtroppo ci sono autori che ho incontrato per caso troppo presto e non mi sono mai ripresa da questi traumi. Da allora ho sempre guardato King con sospetto e paura e non ho mai ripreso in mano una serie che, mi rendo conto, ha tutte le carte per farsi amare.

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