Da un certo punto di vista, la lettura di questo libro è un'operazione archeologica; il motivo è che questo libro è riconosciuto come il nonno di tutti i libri horror e il capostipite del genere gotico che avrà un successo durato secoli.
Presentato come una traduzione di un manoscritto italiano del '500 (stratagemma per salvaguardare la seriosa reputazione di quarto conte di Oxford che pensava di legare la sua fama ad un lungo catalogo di biografie di autori inglesi), ci racconta una vicenda ambientata al tempo delle crociate.
Con questa storia viene inaugurata quella visione del Medioevo oscuro, pieno di misteri e fantasmi, in cui le dame sono terrorizzate da apparizioni e mostri e solo un cavaliere senza macchia e senza paura, di illustri natali ma povero di sostanze, può salvare la situazione e vincere l'amore della fanciulla.
Tentare un riassunto della vicenda è un po' complicato perché gli eventi precipitano quasi senza filo logico. Per dare un'idea molto generale diciamo che l'ambiente è quello di un castello italiano durante le Crociate in cui cominciano tutta una serie di apparizioni spaventevoli iniziate con un enorme elmo che spiaccica l'erede al castello il giorno del suo matrimonio. Da qui si srotolano tutta una serie di rivoli di trama che passano attraverso una giovinotta che deve fuggire dalle brame erotico matrimoniali del signore del castello; di un giovane contadino che si svela essere (sorpresa delle sorprese) il figlio perduto di un nobile che si è fatto monaco per sfuggire al dolore della presunta perdita della famiglia; l'arrivo di un cavaliere muto con un'enorme spada che si rivela il padre della giovinetta insidiata. Non dimentichiamoci di spettri che escono dai quadri, di pezzi di gigante che appaiono in diversi luoghi del castello, di rumori e canti e urla di cui non si scopre l'origine e di tutto quell'armamentario che fa del gotico il precursore del genere horror-thriller che piace così tanto.
Insomma la sensazione fortissima di già visto e già sentito ci accompagna per tutta la lettura. Però... però c'è un'obiezione grande come una casa di cui tener conto: l'anno di pubblicazione!
1764.
Il monaco è del 1796
Frankenstein è del 1818
Dracula è del 1897
Qui, in realtà, tutto quello che noi leggiamo nel Castello di Otranto è pura invenzione di Walpole che ci regala non solo un nuovo genere letterario che avrà la sua bella casellina riempita di tutta una serie di libri e romanzi che si pubblicano, leggono, citano, copiano anche adesso (Stephen King e Anne Rice hanno fatto del gotico uno dei loro filoni meglio riusciti), ma anche una visione tutta nuova del Medioevo. Non solo l'epoca ignorante come la vedevano i rinascimentali, ma cupa, oscura, malvagia, misteriosa.
Riletta a distanza di due secoli la storia ci appare a tratti senza senso e carente, in alcuni punti, di nessi logici (perché l'elmo è uguale uguale a quello di marmo della statua di San Nicola ma è di metallo e, se non è quello di San Nicola, perché quello della statua scompare? Di chi è questo cavolo di Castello?). Resta comunque fascinosa per il ritmo incalzante con cui si fa trangugiare. Un colpo di scena dopo l'altro, con personaggi che appaiono e scompaiono e tornano trasformati in nobili o cavalieri mascherati. Tutto condito da quest'atmosfera di incombente orrore... chissà perché ma mi sono immaginata un cielo perennemente sull'orlo della tempesta, con venti e fulmini a punteggiare il giorno e la notte.
Quindi, in fin dei conti, è un libro da leggere. Anche solo per poter dire, come amante del genere horror, ho letto praticamente tutto.
Consiglio di lettura: per gli appassionati e i curiosi. E' una lettura che non occupa più di un pomeriggio anche perché non c'è un punto pensato per fare una pausa.
E io cosa leggo adesso?
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