Ho conosciuto la Pitzorno con questo libro, con un libro scritto per un pubblico adulto, e non l'avrei preso in considerazione se non l'avesse consigliato un blog di libri che mi dà sempre idee interessanti (al link un'intervista all'autrice) e se non me lo fossi trovato sbattuto in faccia nella libreria di una cara amica.
Tutto questo per dire che il destino si è dovuto impegnare un bel po' per farmi leggere "La vita sessuale dei nostri antenati". Tutto questo anche per dire che non ho la possibilità di fare confronti con i suoi libri per bambin* e ragazz* perché non li ho incontrati al momento giusto.
Posso dire però che questa lettura mi ha appassionato e mi è piaciuta tantissimo. L'ho trangugiato in meno di una giornata. Trovo lo stile asciutto e scorrevole che fa apprezzare la vicenda senza perdere le sfumature emotive e i dettagli descrittivi (le ombre delle foglie sul braccio di Estrella che la rendono maculata e quasi livida; i segni della decadenza fisica dello sciamano tutta giocata su pennellate veriste).
Ada - Adita per distinguerla dalla capofamiglia - è la protagonista di questo libro ed è il nostro file rouge; infatti è attraverso il suo personalissimo punto di vista che seguiamo il dipanarsi delle vicende e la scoperta della saga familiare (il libro è scritto in terza persona limitata - giusto per fare un po' di tecnicismo - e l'espediente permette di seguire i moti interiori di Ada e di raccontare vicende lontane nel tempo senza che si perda continuità nella narrazione).
Ada è una donna razionale, ha 37 anni nel 1979, ha vissuto il '68, la liberazione sessuale, ha fatto la contestazione, convive e non ha figli, si sente, insomma, una donna emancipata, moderane e libera dal carico del retaggio ancestrale dei doveri, obblighi e superstizioni provenienti dalla famiglia e del paesino da cui proviene. Il libro, infatti, si apre con un orgasmo estremamente soddisfacente e adultero su cui Ada pontifica (orgasmo che sembra essere l'emblema del suo essere emancipata, libera e moderna) e una fuga indignata durante l'intervento di uno studioso di antropologia in grado di dialogare con le immagini dei morti tramite una giovanissima studentessa dotata, a dire dello studioso, di capacità medianiche.
L'immagine che ci viene proposta è quindi quella di una donna tutta d'un pezzo, razionale, senza derive "isteriche" nella tradizione e nella superstizione. Tutto questo però non le impedirà di essere visitata ripetutamente da sogni ammonitori e svelatori, di sacrificare un gallo ad Asclepio, di parlare con le proprie antenate attraverso il loro diario o le loro lettere e di essere coinvolta suo malgrado in tutti gli intrighi, gli scandali e i segreti della sua famiglia.
Il messaggio di questo libro sembra essere che tutte le famiglie hanno segreti e le custodi più o meno volontarie sono le donne; donne a cui è negata la parola per proprio pudore o vergogna o per scelta, per diventare consapevoli conservatrici del bene del nucleo familiare. Bianca Pitzorno dà voce a ogni donna sia in modo plateale (il diario di nonna Ada è il compendio di qualsiasi libercolo di letteratura esplicita, altro che le cinquanta sfumature di noia), sia nelle più accorte e sublimi allusioni per chi si è nascosto e protetto per tutta la vita.
Un altro punto che mi ha fatto amare questo libro è la quantità di misteri e intrighi presenti, tutti svelati, per fortuna, entro la fine. Tutti, tranne uno che rimane molto ben celato proprio fino alle ultime pagine, così bene da quasi non far neppure sospettare la presenza di un segreto. Questo mistero rimane celato e c'è per chi lo vuol vedere, Vengono però dati tutti gli elementi per avere la soluzione senza che questa venga spiattellata, confidando quindi nell'intelligenza del lettore.
Ci sarebbe ancora da parlare delle passioni segrete, degli amori impossibili e di quelli sconvenienti, delle violenze, di quanto basti un soffio per nascere in una famiglia bene o in una di disgraziati, di Armellina, di Carla Eugenia, di Jimena... ma perché rovinarvi il piacere di scoprire da soli i misteri e i segreti conservati ben oltre la morte.
Due cose mi restano da dire:
Chi diavolo è Estella? Mi viene da pensare che che sia proprio quello che non dice di essere: una facilitatrice per far parlare i morti, anzi, le morte, perché è dall'incontro con lei che Ada comincia ad affrontare il suo passato e quello della sua famiglia conoscendo, finalmente, tutte le sue antenate e, infine, sua madre.
La seconda è un ringraziamento: grazie Clorinda per tutto quello che sei stata.
Consiglio di lettura: a chi ama le saghe familiari, a chi crede che le donne siano la memoria della storia minuta, a chi ritiene che non si dia abbastanza voce alle donne.
E io cosa leggo adesso?
Ada - Adita per distinguerla dalla capofamiglia - è la protagonista di questo libro ed è il nostro file rouge; infatti è attraverso il suo personalissimo punto di vista che seguiamo il dipanarsi delle vicende e la scoperta della saga familiare (il libro è scritto in terza persona limitata - giusto per fare un po' di tecnicismo - e l'espediente permette di seguire i moti interiori di Ada e di raccontare vicende lontane nel tempo senza che si perda continuità nella narrazione).
Ada è una donna razionale, ha 37 anni nel 1979, ha vissuto il '68, la liberazione sessuale, ha fatto la contestazione, convive e non ha figli, si sente, insomma, una donna emancipata, moderane e libera dal carico del retaggio ancestrale dei doveri, obblighi e superstizioni provenienti dalla famiglia e del paesino da cui proviene. Il libro, infatti, si apre con un orgasmo estremamente soddisfacente e adultero su cui Ada pontifica (orgasmo che sembra essere l'emblema del suo essere emancipata, libera e moderna) e una fuga indignata durante l'intervento di uno studioso di antropologia in grado di dialogare con le immagini dei morti tramite una giovanissima studentessa dotata, a dire dello studioso, di capacità medianiche.
L'immagine che ci viene proposta è quindi quella di una donna tutta d'un pezzo, razionale, senza derive "isteriche" nella tradizione e nella superstizione. Tutto questo però non le impedirà di essere visitata ripetutamente da sogni ammonitori e svelatori, di sacrificare un gallo ad Asclepio, di parlare con le proprie antenate attraverso il loro diario o le loro lettere e di essere coinvolta suo malgrado in tutti gli intrighi, gli scandali e i segreti della sua famiglia.
Il messaggio di questo libro sembra essere che tutte le famiglie hanno segreti e le custodi più o meno volontarie sono le donne; donne a cui è negata la parola per proprio pudore o vergogna o per scelta, per diventare consapevoli conservatrici del bene del nucleo familiare. Bianca Pitzorno dà voce a ogni donna sia in modo plateale (il diario di nonna Ada è il compendio di qualsiasi libercolo di letteratura esplicita, altro che le cinquanta sfumature di noia), sia nelle più accorte e sublimi allusioni per chi si è nascosto e protetto per tutta la vita.
Un altro punto che mi ha fatto amare questo libro è la quantità di misteri e intrighi presenti, tutti svelati, per fortuna, entro la fine. Tutti, tranne uno che rimane molto ben celato proprio fino alle ultime pagine, così bene da quasi non far neppure sospettare la presenza di un segreto. Questo mistero rimane celato e c'è per chi lo vuol vedere, Vengono però dati tutti gli elementi per avere la soluzione senza che questa venga spiattellata, confidando quindi nell'intelligenza del lettore.
Ci sarebbe ancora da parlare delle passioni segrete, degli amori impossibili e di quelli sconvenienti, delle violenze, di quanto basti un soffio per nascere in una famiglia bene o in una di disgraziati, di Armellina, di Carla Eugenia, di Jimena... ma perché rovinarvi il piacere di scoprire da soli i misteri e i segreti conservati ben oltre la morte.
Due cose mi restano da dire:
Chi diavolo è Estella? Mi viene da pensare che che sia proprio quello che non dice di essere: una facilitatrice per far parlare i morti, anzi, le morte, perché è dall'incontro con lei che Ada comincia ad affrontare il suo passato e quello della sua famiglia conoscendo, finalmente, tutte le sue antenate e, infine, sua madre.
La seconda è un ringraziamento: grazie Clorinda per tutto quello che sei stata.
Consiglio di lettura: a chi ama le saghe familiari, a chi crede che le donne siano la memoria della storia minuta, a chi ritiene che non si dia abbastanza voce alle donne.
E io cosa leggo adesso?
Io ho un sacro terrore delle saghe famigliari. Questo libro mi intriga, però, ecco, mi fa anche paura.
RispondiEliminaNo, non aver paura... è bellissimo, leggerissimo e divertentissimo!
EliminaSono certa che ti divertirà e ti commuoverà... e poi ci sono i misteri da scoprire e tu sei la persona giusta per scoprirli!